In un capannone industriale nel sud est di Manchester sorge il quartier generale di Donald Trump in New Hampshire. Nel giorno delle primarie, i volontari che hanno lavorato per il tycoon in queste settimane e che l'ex presidente ha ringraziato con una visita due giorni fa, hanno deciso di vietare l'ingresso ai giornalisti.
"Non si può entrare, né fare domande", dichiara secco un giovane sulla ventina che indossa l'iconico cappellino rosso con scritto 'Make America Great Again'. E' la cifra della campagna di Trump, dal 2016 a oggi: limitare il numero dei reporter agli eventi, rendere difficile l'accesso e il contatto non solo con 'il boss' ma anche con il suo staff e i suoi supporter. Il tassista che ci ha portato nella sede dei trumpiani, un democratico che ha votato Joe Biden a queste primarie pur non essendo il presidente americano in lista in New Hamsphire, dice di "essere spaventato da quei personaggi" e ci augura "buona fortuna".
Fuori dal capannone ci sono i volontari che caricano le macchine di cartelli e insegne pro-Trump per andare fuori dai seggi. Al di là delle priorità politiche di ciascuno, tutti hanno in comune una sorta di culto della personalità nei confronti dell'ex presidente, il rifiuto a credere che abbia commesso qualsiasi atto illegale, nonostante le tante incriminazioni e la convinzione che le elezioni del 2020 fossero truccate. "Non è stato dimostrato nulla, nessun crimine. Non c'è nessuna prova. Per essere sopravvissuto a tutto l'odio che gli hanno gettato addosso deve essere una persona speciale, un messaggero di Dio. E' stato mandato da Dio per salvare l'America", sostiene Rick che negli anni 70 è stato volontario per la campagna del democratico Jimmy Carter.
Per la 25enne Caroline l'ex presidente è "l'unico che può risollevare l'economia americana, risolvere il problema dell' immigrazione e ricominciare a finanziare la polizia depauperata dal movimento Black Lives Matter".
Manchester non ha un tasso di criminalità particolarmente alto rispetto al resto degli Usa e il New Hampshire non è stato minimamente toccato da una crisi migranti a migliaia di chilometri da qui. Tuttavia, i supporter di Trump credono senza il minimo dubbio alle sue parole, si fidano ciecamente di lui e hanno il terrore che con la vittoria di Haley un'ondata di terroristi invaderà gli Stati Uniti. L'ex ambasciatrice all'Onu "è sostenuta dal dark money, il denaro sporco, è pro-Cina e pro-Biden", attacca la 46enne Jen, anche lei con il cappellino rosso d'ordinanza, ripetendo praticamente a memoria gli strali che il tycoon lancia ad ogni comizio contro la sua avversaria.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA