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Benjamin Labatut e la matematica del genio

Benjamin Labatut e la matematica del genio

Esce Maniac per Adelphi, l'autore lo presenta in Italia

ROMA, 04 ottobre 2023

Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

BENJAMIN LABATUT, 'MANIAC ' (Adelphi) - RIPRODUZIONE RISERVATA

BENJAMIN LABATUT,  'MANIAC ' (Adelphi) - RIPRODUZIONE RISERVATA
BENJAMIN LABATUT, 'MANIAC ' (Adelphi) - RIPRODUZIONE RISERVATA

    Chi era rimasto folgorato da Quando abbiamo smesso di capire il mondo, non rimarrà certo deluso da Maniac, il nuovo libro di uno scrittore dallo straordinario talento come Benjamin Labatut capace di coniugare piani stilistici diversi (come oramai sembra imprescindibile in letteratura) in una narrazione che affonda le sue radici in modo originale nella scienza moderna. Non c'è niente che non sia affascinante in queste 360 pagine in cui lo scrittore che ha lontani parenti italiani, originario di Rotterdam e naturalizzato cileno, torna alle tematiche scientifiche ricostruendo la vita di John von Neumann, il matematico che ha gettato le basi dell'intelligenza artificiale.
    Ma dire che Neumann è solo questo è troppo poco. Così come sarebbe assolutamente riduttivo dire che Maniac è una biografia.
    Lo scienziato tedesco ha riscritto il mondo dei calcoli così come l'autore cileno reinventa un genere. "Questo libro è un'opera di finzione basata sulla realtà", scrive nei ringraziamenti. Ma si tratta di un favoloso libro distopico in cui è il passato a rivelare tutta la sua carica innovativa agli ignari abitanti del presente. La storia di von Neumann è raccontata attraverso le voci di chi lo ha conosciuto, altri grandi scienziati, le due mogli, la figlia. Da Budapest, dall'impero austro ungarico, l'Ungheria culla di una generazione di geni assoluti, dove nasce János Lajos Neumann, agli Stati Uniti dove diventa John con il progetto Manhattan di Los Alamos che oramai è un cult rilanciato alla fama mondiale con Oppenheimer che incrocia anche a Princeton all'Institute for Advanced Study dove ritrova anche Einstein, fino alla Guerra fredda - che Neumann appoggia da vero guerrafondaio ipotizzando l'attacco alla Russia -, dalle bombe ad idrogeno ai calcolatori che vengono perfezionati per riuscire a realizzare quell'arma letale che con le sue radiazioni renderà pazzo e lo ucciderà nel buio di un bunker del Pentagono dove il governo Uso lo teneva prigioniero per paura.
    Un romanzo sul senso del genio e la sua prossimità con la follia, sul mistero della mente umana - che non rivelò nulla nemmeno quando il cervello di Einstein venne rubato e poi fatto a fette - sul valore della scienza nel momento in cui diventa capace di distruggere il mondo e non può più tornare indietro, indagando attraverso tutte le più rivoluzionarie e visionarie scoperte del secolo, dalla meccanica quantistica all'intelligenza artificiale. Insomma è il racconto della vita di un bambino prodigio come von Neumann, che va oltre la sua morte fino alla sfida finale tra Lee Sedol e l'AlphaGo, il ''calcolatore'' capace di battere il più imbattibile degli uomini proprio abbracciando la sua imprevidibilità. Perchè è quella, l'imprevedibilità, la vera insondabile potenza dell'uomo.
    Labatut il 4 ottobre alle 19 è in dialogo con Chiara Valerio, alla Centrale Montemartini di Roma; il 6 ottobre a Milano al Teatro Piccolo Melato; il 7 a Torino alle Gallerie d'Italia.
   
   

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