I pronunciamenti recenti del Tar del
Lazio e dal Tar del Veneto "chiariscono i profili sollevati
dell'Anac (Autorità anticorruzione)", che aveva scritto al
governo nello scorso mese di aprile: l'applicazione del
principio dell'equo compenso "è inderogabile anche nei contratti
pubblici".
Ad esprimersi così è il Consiglio nazionale degli architetti,
che si è rivolto, con una lettera, alla presidente del Consiglio
Giorgia Meloni, ai ministri della Giustizia, delle
Infrastrutture e dei Trasporti, dell'Economia e delle Finanze,
ai presidenti dell'Anac e di Anci (associazione dei comuni),
all'Osservatorio nazionale sull'equo compenso presso il
dicastero della Giustizia, alla Cabina di regia per il Codice
dei contratti pubblici presso la presidenza del Consiglio e agli
Ordini locali della categoria professionale.
"In attesa di chiarimenti, se ritenuti necessari"
dell'Esecutivo, va avanti la nota, "è fondamentale che le
stazioni appaltanti diano seguito a questo orientamento al fine
di scongiurare, nell'interesse pubblico, prassi illegittime e,
quindi, ulteriori contenziosi".
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