Le ricostruzioni apparse negli scorsi
giorni sui giornali in merito alla proposta di nomina di
Francesco Maria Chelli alla presidenza dell'Istat sono
"piuttosto fantasiose". Così, secondo quanto si apprende, le ha
definite il ministro Paolo Zangrillo nel corso dell'audizione
alla commissione Affari costituzionali della Camera sul caso
Istat.
Ribadendo la trasparenza delle procedure, il ministro per la
Pa ha ricostruito il processo di selezione del nuovo vertice
dell'Istituto. Dalla proposta di riconferma di Gian Carlo
Blangiardo alla sua bocciatura, passando dalla presidenza
temporanea di Chelli fino alla pubblicazione dell'avviso per la
raccolta di manifestazioni di interesse per il ruolo, lo scorso
22 febbraio.
Poi la nomina della commissione, "che ha lavorato a titolo
gratuito" ed è stata composta dall'avvocato dello Stato Giacomo
Aiello, la presidente della sezione giurisdizionale della Corte
dei conti per il Trentino-Alto Adige, Chiara Bersani, e il
professore ordinario Salvatore Ingrassia. Esperti che hanno
valutato venti manifestazioni di interesse, di cui una ritenuta
tardiva e un'altra inammissibile. "L'istituzione di una
Commissione non è prevista dalla legge - ha poi detto il
ministro - non sussiste alcun obbligo preventivo di
pubblicazione della relativa composizione".
I candidati non sono stati invitati a colloquio perché la
commissione "non lo ha ritenuto necessario", ha aggiunto. I tre
finalisti sono stati Francesco Maria Chelli, Marina Pratesi e
Maurizio Vichi.
Per quanto riguarda Chelli, è stato scelto perché "una
personalità di indubbio spessore scientifico" e "collocata in
posizione superiore rispetto agli altri due candidati secondo
uno dei più accreditati indicatori bibliometrici internazionali
(H-index della piattaforma Scopus)", ha aggiunto Zangrillo
affermando di aver avuto modo di "apprezzare le capacità di
gestione" del professore nella conduzione dell'Istituto per
circa un anno.
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