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ANSA/ Leader indigeno Raoni, l'emergenza in Amazzonia è di tutti

ANSA/ Leader indigeno Raoni, l'emergenza in Amazzonia è di tutti

'Papa Francesco mobiliti i cattolici e Lula passi ai fatti'

ROMA, 17 maggio 2024, 18:27

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Maurizio Salvi) La sua casa è in un villaggio del Mato Grosso, nel cuore profondo dell'Amazzonia brasiliana. Ma, da tempo, il suo palcoscenico è il mondo intero. Dovunque viene invitato, va, perché il leader indigeno Raoni Metuktire, 93 anni suonati, ha consacrato la sua vita non solo alla difesa della foresta amazzonica, ma ad avvertire che, di fronte ai disastri climatici della nostra epoca, "nessuno si salva da solo".
    Questo lo ha spinto, un anno fa, a sfilare sul tappeto rosso del Festival di Cannes, e a recarsi nel marzo scorso a Belém dove il presidente francese Emmanuel Macron, accompagnato dal collega brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, gli ha consegnato le insegne della Legione d'onore.
    E ora una nuova occasione gli è stata offerta da papa Francesco, che lo ha voluto fra i protagonisti del Vertice internazionale 'Dalla crisi climatica alla resistenza climatica' che si è concluso oggi nella Casina Pio VI della Città del Vaticano.
    Evocando l'incontro avuto con il pontefice, Raoni ha detto all'ANSA: "Gli ho chiesto di far sapere chiaramente ai cattolici che lo seguono in Brasile qual è l'orientamento della Chiesa sui temi ambientali, perché a volte non sembrano aver recepito il messaggio".
    Esprimendosi nella lingua del popolo indigeno Mebengokre, Raoni ha sottolineato che "intorno alle nostre terre in Amazzonia si sta creando progressivamente un vuoto e non c'è più niente di realmente protetto".
    "Viviamo quasi su delle isole", e "come se non bastasse, c'è gente che non si accontenta, che vuole attaccare anche le riserve che abitiamo, mettendo in discussione la nostra sopravvivenza".
    Quanto accade, ha proseguito, "mi preoccupa perché le persone che vivono nel mondo sviluppato non capiscono che questo è sì un problema per noi, ma anche per loro".
    Ora in Brasile, ha poi detto, "siamo di fronte a un 'mostro' con due teste: da una parte gravi fenomeni di siccità nel nord del Paese dove si moltiplicano gli incendi, e dall'altra la tragedia delle alluvioni, come quella avvenuta di recente nel sud brasiliano".
    Soffermandosi sulle terre indigene, Raoni ha ricordato che "quando Lula è diventato presidente mi ha promesso che le avrebbe fatto chiaramente delimitare. Sto ancora aspettando che avvenga. Certo, con il suo governo abbiamo rapporti migliori di quando era al potere Jair Bolsonaro. Ma per il momento per noi parole molte, ma fatti pochi".
    Rivolgendosi al folto gruppo di esperti che lo ascoltava, e che al termine dell'esposizione gli ha tributato l'unica standing ovation del vertice, Raoni ha sostenuto che "il mondo sviluppato sembra convinto dell'urgenza di lottare contro i mutamenti climatici. Ma allora - ha aggiunto - bisogna che si decida a finanziare subito gli strumenti per avviare i progetti necessari, prima che sia troppo tardi".
    Inutile ricordare, ha infine detto, che "noi non usiamo normalmente soldi nelle nostre riserve. Il denaro, in grande quantità, si usa nel mondo sviluppato. Ebbene, vi assicuro, è giunto il momento di usarli per salvare la vita del pianeta".
   
   

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