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In Iran rapper condannato a morte, partecipò alle proteste del 2022

In Iran rapper condannato a morte, partecipò alle proteste del 2022

Toomaj Salehi è in carcere da un anno e mezzo, aveva denunciato di avere subito torture

ISTANBUL, 24 aprile 2024, 18:50

di Filippo Cicciù

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

"Mi hanno inviato il verdetto oggi, ma non dirò qual è perché potrebbe avere un impatto psicologico sui miei fan, soprattutto quelli giovani". Toomaj Salehi non è riuscito a rivelare subito di essere stato condannato a morte quando ieri ha appreso della sentenza nel carcere Dastgerd di Isfahan, dove è rinchiuso da circa un anno e mezzo. Era stato arrestato nell'ottobre del 2022 durante le proteste esplose dopo la morte Mahsa Amini, la 22enne di origine curda deceduta dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale di Teheran perché non avrebbe portato correttamente il velo.

Toomaj è uno dei volti più noti tra i quasi 20mila manifestanti arrestati durante le dimostrazioni anti governative del 2022 perché era già famoso come rapper di protesta e durante le rivolte aveva pubblicato una canzone molto critica nei confronti della Repubblica islamica, diventata un inno per molti manifestanti.

È stato uno dei suoi avvocati, Amir Raesian, a rivelare che il musicista di 33 anni è stato condannato a morte a causa della sua partecipazione alle manifestazioni, per "corruzione sulla terra". L'artista aveva ricevuto una condanna a sei anni e tre mesi nel 2023, ma una decisione della Corte Suprema aveva escluso la pena capitale.

Il tribunale rivoluzionario di Isfahan "con una decisione senza precedenti ha deciso di non mettere in pratica la sentenza della Corte Suprema e ha condannato Salehi alla punizione più dura", ha detto l'avvocato del rapper al quotidiano riformista Shargh, mentre altri legali dell'artista hanno annunciato che presenteranno appello alla sentenza, che ancora non è stata confermata dalla magistratura iraniana.

A causa della sua popolarità come musicista, Toomaj è stato prima attaccato dei media iraniani vicini alle Guardie della rivoluzione e una volta arrestato si è trovato incastrato in un groviglio giudiziario in cui le prime accuse mosse contro di lui non comprendevano nemmeno il reato di "corruzione sulla terra" per cui è stato successivamente incriminato e poi condannato alla pena di morte.

Dopo più di 250 giorni di carcere, era stato rilasciato nel novembre del 2023 ma meno di due settimane dopo è tornato dietro le sbarre, in seguito alla pubblicazione di un video in cui raccontava di aver subito torture mentre era in prigione. Mentre la pena di morte è già stata eseguita per almeno sette dei manifestanti arrestati durante le proteste del 2022, la sentenza inflitta al rapper ha sollevato un coro di proteste da parte di attivisti per i diritti umani e politici.

"Quel regime è rimasto della stessa ferocia e brutalità: non voltiamoci dall'altra parte, non dimentichiamoci di chi lotta per la libertà", ha affermato la deputata del Pd Lia Quartapelle commentando la sentenza, che è stata contestata anche da varie organizzazioni non governative. La condanna potrebbe diventare anche un nuovo terreno scontro tra Berlino e Teheran dopo che la Germania era stata tra le voci più dure nel condannare il regime degli ayatollah per la repressione delle proteste del 2022, dove sono morte oltre 500 persone negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.

Una sentenza "assurda e inumana", ha affermato la parlamentare tedesca Ye-One Rhie, esponente del Partito Socialdemocratico al governo in Germania, che già in passato aveva difeso la causa del rapper iraniano e oggi è tornata a chiederne il rilascio.

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