"Il contenuto dello statuto" per
l'istituzione di un'associazione dei comuni a maggioranza serba
in Kosovo che il governo "ha annunciato di voler redigere non è
noto e non è stato discusso con la Serbia e il mediatore Ue.
Pertanto, in questa fase è impossibile valutarne la
compatibilità con gli Accordi del 2013 e del 2015". Così Peter
Stano, portavoce dell'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, in
merito alla lettera inviata dalla ministra degli esteri del
Kosovo, Donika Gervalla, in cui si informa il Consiglio d'Europa
del fatto che il governo sta preparando un progetto di statuto
per l'istituzione di un "meccanismo di autogestione,
coordinamento e cooperazione dei Comuni a maggioranza serba in
Kosovo". Si tratta di un impegno previsto negli accordi di
dialogo Belgrado-Pristina del 2013 e del 2015, rimasto da allora
lettera morta, e ribadito anche nelle intese di Bruxelles e
Ohrid concordate lo scorso anno. La mancata creazione
dell'organismo è all'origine del ripetuto rinvio da parte del
Consiglio d'Europa del voto finale sull'ammissione del Kosovo.
Su tale condizione insistono soprattutto Italia, Francia e
Germania.
"Il dialogo facilitato dall'Ue e la richiesta di adesione del
Kosovo al Consiglio d'Europa (CoE) sono processi separati.
Tuttavia, sia l'Ue che il CdE sono organizzazioni basate sul
rispetto dello Stato di diritto, dei diritti umani e della
tutela dei diritti delle persone appartenenti a minoranze
nazionali" ha spiegato Stano, ribadendo che la creazione
dell'Associazione di Comuni a maggioranza serba è "un chiaro
obbligo legale per il Kosovo ai sensi del diritto internazionale
e quindi di una questione di stato di diritto importante per
entrambe le organizzazioni".
"Accogliamo con favore la disponibilità del Kosovo a
impegnarsi finalmente ora" aggiunge il portavoce, ricordando
tuttavia che lo statuto istitutivo dell'associazione "dovrebbe
essere presentato e discusso nell'ambito del dialogo"
Belgrado-Pristina.
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