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Il Sanremo dei grandi italiani, anche Paoli e Di Capri

Tiene banco l'intervento di Zelensky, domani in cda

di Michele Cassano ROMA

Sarà il Sanremo dei grandi decani della musica leggera italiana quello che prenderà il via tra meno di dieci giorni. A sottolinearlo è stato lo stesso Amadeus, che dopo i primi nomi annunciati nei giorni scorsi, ha reso noti altri due ospiti: Peppino Di Capri per la serata di giovedì 9 febbraio e Gino Paoli per la finale di sabato 11. "Quest'anno ho voluto, oltre agli ospiti, omaggiare i grandi cantanti della musica italiana - ha spiegato il conduttore a Domenica In -. Io ho sempre detto, perché doverli ricordare, noi abbiamo dei cantanti meravigliosi, attualissimi, che fanno serate, concerti, amati e che hanno il diritto di stare su questo palco perché ci hanno regalato canzoni indimenticabili".
    Nella prima puntata ci saranno i Pooh, nella seconda - e non è mai accaduto insieme - Albano, Gianni Morandi e Massimo Ranieri, poi appunto Peppino Di Capri e Gino Paoli. "È la storia della nostra musica che deve essere applaudita e abbracciata qui sul palco del Festival", ha detto ancora il direttore artistico.
    "Fin dal primo momento - ha commentato con l'ANSA Peppino Di Capri - ho creduto nella grande capacità di Amadeus come direttore artistico dell'evento musicale più importante, per questo mi ero candidato addirittura in gara. Poi oggi ho avuto la bellissima notizia che dopo i miei 15 Festival di Sanremo sarò al Teatro Ariston come super ospite! Sono onorato e gratificato".
    Nessuna novità, invece, sull'altro ospite internazionale che sarebbe in arrivo sul palco dell'Ariston. Amadeus non ha potuto, infatti, svelare il nome dell'artista donna di origini italiane di cui aveva parlato Fiorello nel suo programma. "Sarà una cosa molto bella - si è limitato a dire -, ma finché la cosa non è concreta non si può dire". Da Ariana Grande e Lp, si fanno diverse ipotesi. Quello che è certo è al Festival ci saranno i Maneskin nella serata del giovedì e i Black Eyed Peas il mercoledì.
    Oltre naturalmente a Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che manderà un videomessaggio di un paio di minuti che andrà in onda dopo la gara il sabato, quindi in tarda serata. Un intervento che ha provocato una valanga di polemiche, oltre a manifestazioni e petizioni contro la sua presenza. Oggi un appello ad ascoltare al Festival le voci di pace sia ucraine che russe è arrivato da Avvenire, il giornale dei vescovi. "Nessuno si sogni di dirci che dovremo ascoltare pure al Festival solo e soltanto il presidente ucraino Zelensky e non anche quei disarmati cantori russi della pace e della giustizia", ha scritto il direttore Marco Tarquinio.
    Domani il tema dovrebbe essere affrontato in consiglio di amministrazione, perché alcuni consiglieri sarebbero contrari alla scelta della Rai. Non ci saranno ovviamente retromarce, ma la polemica appare destinata ad andare avanti. Nella seduta sarà anche sottoposto al voto il budget del 2023, atto centrale per la programmazione economica dell'azienda. Una bocciatura metterebbe in seria difficoltà l'ad Carlo Fuortes, che è stato nominato dal passato governo ed è in scadenza nel 2024.
    Nonostante le ripetute voci di un possibile cambio al vertice, la premier Giorgia Meloni non sarebbe intenzionata a metter mano al capitolo Rai in questa fase e Forza Italia, che può contare su Simona Agnes in cda, sarebbe pronta a dare ancora fiducia all'ad. Per questo secondo gli ultimi rumor, nonostante le possibili astensioni di Riccardo Laganà, rappresentante dei dipendenti, di Alessandro Di Majo, eletto in quota M5S, e il voto contrario di Igor De Biasio, in quota Lega, il budget dovrebbe essere approvato con quattro voti favorevoli. (ANSA).
   

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