(ANSA) - ROMA, 29 GEN - Accadeva oggi, 29 Gennaio 1982:
giusto 40 anni fa Vasco Rossi era a Sanremo con Vado al massimo
e lo ricorda oggi su Facebook, mentre si avvicinano i suoi 70
anni che festeggerà il 7 febbraio. "Per quello che ho da
fare..Vado al massimo..Vado a Sanremo: mi butto nella gara
e..arrivo alla finale del sabato sera. Poi tra gli ultimi della
classifica finale ma, come si sa, "beati gli ultimi" e io ero
beatissimo del mio successo, avevo fatto centro'', ricorda
spiegando anche il perchè di quella avventura.
''Ci andai perché Ravera in persona (il factotum del festival
allora) mi offriva la platea nazionale della televisione
garantendomi soprattutto la libertà di di fare quello che
volevo. Geniale Ravera, aveva capito che la musica nell'aria
stava cambiando e che io rappresentavo il nuovo. Per questo
accettai l'invito e ci andai.
Ci andai da solo, perché nessuno dei miei fidati collaboratori
di allora, leggi Guido Elmi in primis, volle accompagnarmi, non
ci credevano. Io, invece, sapevo bene quello che facevo. Avevo
già scritto canzoni come "Jenny", "Albachiara", "La noia", " La
nostra relazione", "Colpa d'Alfredo".."Siamo solo noi". I i miei
primi 4 album rock erano fuori. Andavo bene con i concerti, ma
mi conoscevano per lo più a livello regionale, in Emilia, un po'
in Lombardia e un po' in Piemonte.
La platea nazionale mi serviva, certo. Ma quello che volevo io
soprattutto, era sbalordirli, provocarli, scuotere in loro
un'emozione, dissacrare quel palco con ironia e provocazione :
"Vado al massimo .vado al massimo.. ....vado a gonfie vele.."
(che non era per niene vero, in realtà). Ero certo che avrei
colpito e, nel bene o nel male affondato, chi dalla platea del
teatro a quella della tv, mi guardava (anche se pochi allora
dichiaravano di guardare il festival, in realtà tutti mi
avevano visto..). Più che una sfida, quei 3 minuti di
esibizione, lo spazio di una canzone, rappresentavano per me
un'occasione unica per farmi notare da più gente possibile.
Della gara, a me, non m'importava nulla e tantomeno di vestirmi
"elegante", io avevo il mio look da concerto, jeans e giacca in
pelle. Ricordo che dietro le quinte mi guardavano tutti come se
io fossi un alieno quando per me gli alieni erano loro che si
stravestivano e si truccavano, a me interessava solo salire sul
palco e nient'altro''. Poi ''Alla finale del sabato sera ci sono
arrivato e questo a me bastava e avanzava. Ormai è storia che
nella classifica finale ero in fondo ma fuori da lì cominciò
davvero la mia straordinaria avventura live. Nell'aprile usciva
il mio quinto album - "Vado al massimo" - con pezzi molto
provocatori come "Sono ancora in coma" ""Cosa ti fai", e
brani del peso di "Ogni volta" e "Canzone" e il calendario di
date live si infittiva. L'anno dopo ci sono tornato a Sanremo,
per riconoscenza nei confronti di Gianni Ravera che mi aveva
dato carta bianca, e solo perché avevo la canzone giusta:
Vita spericolata, una bomba, che avevo appena finito di
scrivere." (ANSA).