(di Claudia Fascia)
(ANSA) - ROMA, 19 GEN - Sanremo val bene un po' di stress, un
po' di pressione psicologica e anche tutto il chiacchiericcio
che ci si fa su. Oneri e onori del mestiere più bello al mondo,
quello del cantautore, almeno stando alle parole di Michele
Zarrillo, pronto a partecipare ancora una volta, la tredicesima
(la prima fu nel 1981, l'ultima nel 2017), al festival più
chiacchierato d'Italia con il brano Nell'estasi o nel Fango,
scritto con Valentina Parisse.
"Sanremo è Sanremo. A me ha dato tutto e continua a farlo. Mi
ha permesso di vivere una vita serena e non posso che
essergliene grato. E poi è la conferma che sono ancora in piena
attività", racconta il cantautore romano, che però non evita di
rivolgere uno sguardo critico alla manifestazione. "Negli ultimi
30 anni le cose sono cambiate profondamente. Sono aumentati i
salotti mattutini, pomeridiani, notturni, nei quali chiunque può
dire la sua e salire in cattedra senza avere neppure le
competenze. Non si possono giudicare le emozioni. E poi magari
la canzone più criticata finisce per essere quella più
canticchiata", tuona con una certa vis polemica. Qualche ferita
ancora aperta? "No, affatto. Nuove Proposte a parte, non ho mai
vinto ma delle dodici canzoni che ho portato a Sanremo, posso
dire serenamente che almeno dieci continuano a vivere da sole. E
questo è un dato di fatto - rivendica con orgoglio -: Una rosa
Blu, La notte dei pensieri o L'elefante e la farfalla sono
diventate dei classici. Nessuna rivalsa a posteriori, quello che
io faccio è scrivere canzoni canzoni e non si può dire che non
abbiano avuto successo. Non sono uno di quegli artisti che dopo
essere stato incensato sparisce dopo una settimana". (ANSA).