Nina Zilli, omaggio le donne vittime di violenze

Senza appartenere, "brano per chi trasforma paura in coraggio"

Claudia Fascia ROMA

Una canzone per le donne. Cantata da una donna. Una delle poche che quest'anno calcheranno il palco di Sanremo. "Sono felice di essere lì, ma io non sono per le quote rosa, finché esisteranno non ci sarà vera parità", si racconta Nina Zilli che all'Ariston porta 'Senza appartenere', brano nato da una presa di coscienza per le violenze subite dalle donne. "Sì, parla di violenza, ma soprattutto dell'essere donna a 360 gradi, in tempi in cui abusi, femminicidio, donna oggetto sembrano essere parole chiave più usate di altre. E' una canzone per celebrare la donna nel bene e nel male, per mettere in mostra la luce della resilienza che si porta dentro. Quella luce che ci permette di volare, anche quando i segni lasciati sono visibili sul corpo e segnano l'anima".

E' così che i lividi, citati nel testo, diventano colori. "E' questa la bellezza della donna e il mio è un omaggio a tutte coloro che sono riuscite a trasformare la propria paura in coraggio e a tutte coloro che ogni giorno stanno ancora combattendo". Non è un caso che abbia scelto Vivienne Westwood per i suoi abiti: "un grande modello femminile, combattiva, rivoluzionaria, fuori dagli schemi". Una canzone che arriva al festival, ma che non era nata per il festival. "Ero in tour, ero presa da altro. Mi sono messa al pianoforte ed è venuta da sé. Ed ho capito che sarebbe stata perfetta per Sanremo, sia come messaggio che come struttura - racconta ancora Nina, al suo quarto festival -. Una ballad, molto minimal, che sfrutta al massimo l'orchestra e gli archi". E che lascia intravedere una nuova evoluzione dell'artista piacentina. "Non mi piace, e non mi è mai piaciuto, fare una cosa sola. Ho ascoltato dai Rage Against the Machine a Debussy, ho affrontato tutte le sfumature black and white, il punk. E sono convinta che questo amore per la musica si riversi nei miei dischi. Quello che faccio, non è tanto cambiare me stessa, dato che sono quello che sono dopo tanti ascolti e tante esperienze, ma creare un piccolo mondo per ogni disco che realizzo. In questo caso rispetto al suono dell'ultimo album 'Modern Art' c'è del distacco, ma non troppo".

Alcune canzoni, aggiunge, "vanno vestite di più, in 'Senza appartenere' è il testo che va ascoltato e per questo il vestito è comodo ed elegante ma senza fronzoli". Una media di un festival ogni due anni per lei. "Stufa? No, mai. Sono sempre contenta di andare. Cambia qualcosa? Sì, ma anche no. Ogni volta è una volta in più che hai già vissuto quell'esperienza. Sai cosa ti aspetta nel bene e nel male. L'emozione è sempre la stessa, il frullatore è sempre quello. Forse la prima volta è meglio perché vivi nell'incoscienza. La vittoria non è mai stata importante, ma Sanremo è un traguardo per chi come me ha iniziato dalla gavetta". E ricorda con orgoglio di quando la sua band al liceo fu scelta "e pagata!" per la festa di fine anno.

'Senza appartenere' sarà contenuto nella nuova versione dell'album 'Modern Art' con anche la traccia acustica di 'Uno x un attimo' (in uscita il 9 febbraio per Universal Music). "Considero 'Modern Art' un album pacifista e rivoltoso nei contenuti. In questo periodo terribile per l'umanità, sull'orlo della terza guerra mondiale, prevalgono sentimenti medievali come l'odio e il razzismo rispetto all'umanesimo. Siamo così tecnologici, andiamo su Marte ma poi trascuriamo l'anima. Usiamo i social per condividere ciò che mangiamo, ma ci dimentichiamo di condividere i sentimenti. Negli anni Sessanta la musica spostava le masse, fermava le guerre. Oggi potremmo parlare di tutto con una libertà mai avuta e invece ci fermiamo alle cose frivole".

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