Rubino, dopo crisi ora sono una farfalla

"Al festival con Custodire per farmi ascoltare da miei genitori"

Claudia Fascia ROMA

 Due terzi posti, il terzo Sanremo "e, non ci crederete, una canzone che dura esattamente 3 minuti e 33 secondi". Decisamente, il numero 3 è quello che contraddistingue la partecipazione al festival di Renzo Rubino. "Il terzo, sì, ma questo è molto diverso dagli altri, mi sento molto più energico.
E in qualche modo è come fosse il primo, perché porto 'Custodire', una canzone molto intima, forse la mia più intima, e poi perché sono stato fermo tanto tempo". Tre anni, neanche a farlo apposta. Tre anni, dopo il festival del 2014, che sono serviti a dargli nuova sicurezza e nuova linfa vitale, e a tornare nel marzo scorso con l'album 'Il gelato dopo il mare'.
Sanremo, dunque, come rinascita artistica di un artista che a 30 anni si è ritrovato.
"Avevo paura di non essere capito, di non essere all'altezza delle aspettative, dei numeri, delle critiche, delle dinamiche che fanno sì che la musica passi in secondo piano. Sentivo la pressione di dover fare dischi e canzoni con tempi che non mi appartenevano. E così mi sono fermato, sono tornato nella mia Puglia e mi sono dedicato ad altro", racconta il cantautore che una notte si è svegliato "con il timore di dover vivere senza le mie canzoni. Ma le canzoni per me sono una sorta di cura e mi sono rimesso al piano: in quel momento ho sentito che mi era mancato tutto. Ho preso coscienza, sono una persona risolta e non ho più timori. E' come se da crisalide fossi diventato farfalla. E quando sarò all'Ariston per darmi coraggio penserò ai momenti in cui ho creduto di perdere tutto". Il brano 'Custodire', prodotto da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro ("una collaborazione di cuore e di affetto"), è dunque figlio di questo sentimento e di questo lungo processo interiore. Una canzone d'amore. "Sì e no. Custodire è quello che vorrei si dicessero mio padre e mia madre, che non si parlano più. Di separazioni si parla poco, ma sono ferite che generano insicurezza nei figli. Forse faccio il musicista per i miei genitori, per essere ascoltato da loro". Una canzone autobiografica ("e per questo avrò difficoltà a cantarla, non mi commuoverò, piuttosto non salirò proprio sul palco"), dove quel "cardo viola" che compare nel testo "è un fiore bello, ma spinoso. Sono io? Forse".
Per il duetto ha voluto l'attrice Serena Rossi. "Una superentusiasta, anche un po' matta. Di lei mi colpisce l'approccio nell'interpretazione. Si è immedesimata molto. Se dovessi fare paragoni con noi... beh, sceglierei Bocelli e Giorgia", dice con un sorriso timido. Durante la settimana del festival, il 9 febbraio, uscirà anche la gold edition dell'ultimo album 'Il gelato dopo il mare', con in più il brano sanremese e un altro inedito dal titolo 'Difficile', "per dare una luce diversa al disco e per chiudere un ciclo, ma ora non aspetterò altri tre anni per un disco. Ho già scritto molte cose".

   

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