(ANSA) - BELGRADO - E' attraverso il cibo che è possibile
conoscere un popolo. E il Natale serbo è uno di quei momenti in
cui la tradizione, a tavola e non, torna prepotentemente
protagonista. Tutto inizia il 6 gennaio, la vigilia di Natale,
quando si celebra Badnje Vece. L'usanza è quella di recarsi nel
bosco a cercare una robusta quercia (badnjak). Una volta trovata
la si porta a casa e la si lascia dinnanzi alla porta. Nei
villaggi la consuetudine prevede un passaggio in più: qui, una
volta individuata la quercia, il capo famiglia bussa alla porta
di casa pronunciando queste parole alla padrona: ''benvenuta a
voi Badnje Vece'', per poi prendere la badnjak e metterla nel
camino acceso, in segno di buon augurio. La tradizione vorrebbe
che venga messa anche della paglia intorno al fuoco, a ricordare
il legame con la terra, e per i più piccoli, adagiati sulla
paglia anche qualche monetina, noci, mandorle, fichi secchi.
Come per i cattolici di 24 dicembre, il pasto della vigilia per
gli ortodossi è di magro. Qui, però, ci si concentra sul mondo
dei defunti, mangiando fagioli, pesce, fichi secchi, prugne e
mele essiccate. Alla fine del pasto, i resti dovrebbero essere
lasciati sul tavolo e coperti con una tovaglia, fino alla
mattina di Natale. La convinzione, infatti, è che durante la
notte gli spiriti dei morti vengono a mangiare il cibo lasciato
per loro. Un ulteriore passaggio, pare sia quello di coprire la
badnjak con cenere calda, prima di andare a dormire, di modo che
bruci lentamente fino al mattino seguente. Il giorno seguente,
il 7 gennaio, assume importanza anche la prima persona che entra
dentro casa, chiamata ''polozajnik'' che dovrebbe alimentare il
fuoco nel camino e declamare alcune frasi di buon auspicio per
ottenere salute e prosperità. Al polozajnik viene poi offerta lo
''zito'' (bollito di Natale, specialità a base di grano) e il
vino nero. Fra i tanti piatti tipici per la prima colazione e il
pranzo ci sono la ''cicvara'' (a base di farina, uova, burro e
formaggio, con o senza semi di cumino o papavero), frutta secca,
grappa di prugne (la sljivovica, generalmente fatta in casa e
invecchiata solitamente almeno 10 anni). Sulle tavole, però, non
deve mancare la pogaca, un pane che viene fatto benedire e che
viene spezzato con le mani. Durante il pasto questa viene
offerta dal padrone che spezza un primo pezzo, passandola poi
alla padrona di casa e da lei a tutti gli ospiti. (ANSA).
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