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Cibo e tradizioni del Natale in Serbia

Nei boschi a cercare rami di quercia,i riti di buon auspicio

21 dicembre, 15:28
(ANSA) - BELGRADO - E' attraverso il cibo che è possibile conoscere un popolo. E il Natale serbo è uno di quei momenti in cui la tradizione, a tavola e non, torna prepotentemente protagonista. Tutto inizia il 6 gennaio, la vigilia di Natale, quando si celebra Badnje Vece. L'usanza è quella di recarsi nel bosco a cercare una robusta quercia (badnjak). Una volta trovata la si porta a casa e la si lascia dinnanzi alla porta. Nei villaggi la consuetudine prevede un passaggio in più: qui, una volta individuata la quercia, il capo famiglia bussa alla porta di casa pronunciando queste parole alla padrona: ''benvenuta a voi Badnje Vece'', per poi prendere la badnjak e metterla nel camino acceso, in segno di buon augurio. La tradizione vorrebbe che venga messa anche della paglia intorno al fuoco, a ricordare il legame con la terra, e per i più piccoli, adagiati sulla paglia anche qualche monetina, noci, mandorle, fichi secchi. Come per i cattolici di 24 dicembre, il pasto della vigilia per gli ortodossi è di magro. Qui, però, ci si concentra sul mondo dei defunti, mangiando fagioli, pesce, fichi secchi, prugne e mele essiccate. Alla fine del pasto, i resti dovrebbero essere lasciati sul tavolo e coperti con una tovaglia, fino alla mattina di Natale. La convinzione, infatti, è che durante la notte gli spiriti dei morti vengono a mangiare il cibo lasciato per loro. Un ulteriore passaggio, pare sia quello di coprire la badnjak con cenere calda, prima di andare a dormire, di modo che bruci lentamente fino al mattino seguente. Il giorno seguente, il 7 gennaio, assume importanza anche la prima persona che entra dentro casa, chiamata ''polozajnik'' che dovrebbe alimentare il fuoco nel camino e declamare alcune frasi di buon auspicio per ottenere salute e prosperità. Al polozajnik viene poi offerta lo ''zito'' (bollito di Natale, specialità a base di grano) e il vino nero. Fra i tanti piatti tipici per la prima colazione e il pranzo ci sono la ''cicvara'' (a base di farina, uova, burro e formaggio, con o senza semi di cumino o papavero), frutta secca, grappa di prugne (la sljivovica, generalmente fatta in casa e invecchiata solitamente almeno 10 anni). Sulle tavole, però, non deve mancare la pogaca, un pane che viene fatto benedire e che viene spezzato con le mani. Durante il pasto questa viene offerta dal padrone che spezza un primo pezzo, passandola poi alla padrona di casa e da lei a tutti gli ospiti. (ANSA).

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