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Migranti: pres.Parlamento Kosovo, nessun rischio rifugiati

Veseli: Kfor fino a riconoscimento Serbia, poi si vedrà

01 marzo, 16:24

di Cristiana Missori

 

(ANSA) - ROMA - ''Dal Kosovo non giungerà nessuna ondata di rifugiati. Siamo una piccola nazione con 1,7 milioni di abitanti e una diaspora di circa 800 mila persone, ovvero un terzo della popolazione. Il tasso di natalità si è ridotto e il Paese sta sperimentando la fuga di cervelli''. E' quanto sostiene il presidente del Parlamento kosovaro, Kadri Veseli, che oggi a Roma incontrerà i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, per poi intervenire alla Sioi (Società italiana per l'Organizzazione internazionale). A nove anni dall'indipendenza, afferma Veseli, ''il Paese ha compiuto molti progressi, creando stabilità nella regione, ponendo le basi per una democrazia e una crescita economica di circa il 4% l'anno''. La vera piaga resta però la disoccupazione, ''estremamente elevata'', ammette, ''che colpisce soprattutto i giovani che rappresentano la maggioranza dei cittadini (il 70% ha infatti meno di 35 anni)''. In circa 38 mila secondo la Tv Rtk avrebbero rinunciato alla nazionalità kosovara a favore di quella del Paese ospitante. Un mero atto burocratico, replica Veseli, che risponde alla necessità imposta dalle legislazioni di alcuni Stati che prevedono un unico passaporto. L'urgenza, è quella di ottenere la liberalizzazione dei visti da parte dell'Ue. Ultimo atto affinché ciò possa avvenire, ricorda il presidente del Parlamento kosovaro, è la ratifica dell'accordo di definizione della linea di demarcazione della frontiera con il Montenegro. Un passaggio parlamentare estremamente difficile, che nei mesi scorsi ha portato l'opposizione nazionalista - contraria a ogni contatto e intesa con Belgrado e contro l'accordo con Podgorica - a ostacolare i lavori anche con il lancio di lacrimogeni in aula.

''Con il Montenegro - rimarca Veseli - abbiamo relazioni eccellenti e la prossima settimana è prevista in Parlamento la discussione per la ratifica dell'accordo sui confini. Non esistono alternative alla ratifica del trattato. Si tratta di un interesse nazionale'', insiste. Come per ora, resta un interesse nazionale la presenza delle truppe Nato in Kosovo: "Se la Nato avrà necessità di mantenere una presenza in Kosovo ne parleremo con i vertici, in qualità di partner. Se la Serbia riconoscerà il Kosovo a quel punto si vedrà. Dovremo andare avanti - ha conclude - nel processo di integrazione nell'Ue e nella Nato''.

(ANSA).

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