Percorso:ANSA > Nuova Europa > Altre News > Moldova al voto, 'referendum' tra Ue e Russia

Moldova al voto, 'referendum' tra Ue e Russia

Coalizione filo europea in vantaggio. L'ombra di Mosca

29 novembre, 18:32

di Claudio Salvalaggio

(ANSA) - MOSCA - "Insieme con la Russia": è lo slogan di un manifesto socialista con il volto di Putin, a Chisinau, capitale della Moldova. Ma poco distante fa da contrappunto il manifesto dei liberal-democratici (il partito alla guida del governo uscente) con la corona di stelle dell'Unione europea.

La campagna elettorale conferma anche negli slogan e nella simbologia che il voto legislativo in questa ex repubblica sovietica di 3,6 milioni di abitanti sarà una sorta di referendum: per decidere se continuare sulla strada seguita negli ultimi 5 anni, ossia verso la Ue, o ritornare verso la Russia.

Sullo sfondo l'ombra di Mosca, lo spettro di un Maidan moldavo, l'incognita della Transnistria secessionista filo Cremlino e il peso elettorale di una diaspora di 850 mila moldavi dispersi tra Russia ed Europa, molti dei quali in Italia.

Gli ultimi sondaggi danno in vantaggio i partiti filo europei per rinnovare i 101 deputati del parlamento: l'istituto demoscopico Imas attribuisce il 15,2% ai liberal-democratici, il 13% al partito democratico, il 6,5% a quello liberale e il 4,3% ai liberal-riformatori.

I comunisti (il loro simbolo è sempre falce e martello, il loro leader è l'inossidabile Vladimir Voronin) sono indicati come il primo partito, al 17,2%, seguiti dai socialisti con il 4,7%: entrambi sono per l'integrazione nell'Unione Euroasiatica di Putin.

Il fronte filorusso era completato da Patria (accreditato sino al 13%), un partito guidato dall'oligarca Renato Usatii, che fa affari con le Ferrovie statali russe ed è considerato la longa manus del Cremlino in Moldova. Ma nei giorni scorsi una sentenza della corte d'appello moldava, confermata dalla corte suprema, lo ha escluso dal voto per aver ricevuto illegalmente fondi dall'estero, suscitando l'indignazione di Mosca.

Usatii sostiene che si tratta di una sentenza politica, e che i ''misteriosi'' soldi versati sul conto del partito (circa 424.000 euro) sono arrivati a sua insaputa da una società sconosciuta offshore. Ma a comprometterlo ci sono anche intercettazioni telefoniche diffuse questa settimana, in cui afferma di rappresentare gli interessi economici di Mosca in Moldavia.

La 'forbice' tra il blocco filo Ue e quello pro Russia sembra quindi netta, ma quasi un terzo degli elettori sostiene di non aver ancora deciso. E sulla loro scelta potrebbe influire la delusione verso il governo, parafulmine della crisi economica nel Paese più povero d'Europa (un quarto del pil arriva dalle rimesse estere) e di una corruzione ancora molto diffusa.

O, al contrario, la speranza di miglioramenti dopo la firma lo scorso 27 giugno dell'accordo di associazione con la Ue e il regime senza visti, ossia la possibilità di circolare liberamente per 90 giorni all'interno dei Paesi membri dell'Ue e dell'area Schengen (eccetto Gran Bretagna e Irlanda). Un'intesa sgradita a Mosca, che vede uscire dalla sua orbita non solo Kiev e Tbilisi, ma anche questa piccola repubblica sandwich tra Romania e Ucraina, creata nel 1940 grazie al patto Ribbentrop-Molotov tra la Germania di Hitler e l'Urss di Stalin.

Il Cremlino ha già usato varie leve di pressione, bandendo con pretesti sanitari l'import dalla Moldova di vino, frutta, verdura e carne. E minacciando la revoca degli sconti sul gas, per il quale Chisinau dipende pesantemente dalla Russia.

La coalizione filo europea dei tre partiti al governo dal 2009 (liberal-democratici, liberali e democratici), quando i comunisti, al potere dal 1991, sono stati detronizzati per la prima volta, finora ha resistito, rassicurando il Cremlino che intende mantenere la sua neutralità, senza entrare nella Nato.

Ma Mosca non si fida e sa di poter usare anche un'altra arma: quella della russofona Transnistria, una repubblica autoproclamata che ha chiesto ripetutamente di essere annessa dalla Russia.

Fremiti secessionisti sembrano arrivare anche dalla Gagauzia, regione sudoccidentale autonoma turcofona, ma di fede ortodossa: è una delle varie minoranze del Paese, tra le quali spiccano quella russa (9,4%) e ucraina (11,2%), entrambe concentrate in Transnistria, anche se la lingua russa è parlata da oltre il 90% della popolazione, accanto a quella ufficiale moldava (ossia romena).

"Vogliamo tornare alla nostra famiglia" europea, ha auspicato il premier Iurie Leanca, leader dei liberali democratici, che intanto agitano lo spettro di un Maidan moldavo se dovesse vincere il fronte filo russo. L'ago della bilancia potrebbero essere i numerosi elettori della diaspora. (ANSA).

© Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati