(ANSA) – SARAJEVO, 21 APR – Il sottosegretario ai Beni
culturali, Antimo Cesaro, ha partecipato oggi all'inaugurazione
della IV Biennale internazionale dell'arte contemporanea nel
"D-0 ARK Underground", il bunker sotterraneo di Tito dei tempi
della guerra fredda, situato a Konjic, 50 chilometri circa a
sud-ovest di Sarajevo, che vede quest'anno l'Italia come
Paese-Partner d’onore, assieme alla Germania e la Polonia.
"Questa mostra – ha detto Cesaro all'Ansa – è una metafora
dell'Europa: una struttura militare che ha rappresentato il
simbolo, poco conosciuto ai più, di un momento di grande
tensione per l'Europa, oggi ospita una biennale di arte
contemporanea e l'Europa tutta deve comprendere che il vero
investimento da fare è quello nel campo culturale che ci
consente di essere competitivi in un mondo globale".
L'opinione pubblica in Bosnia ha saputo solo nell'anno 2000
dell'esistenza del bunker, costruito in gran segreto dal 1953 al
1979: i due tunnel, collegati tra loro da diversi passaggi,
scavati nel grembo della montagna a una profondità di cento
metri, hanno una superficie di 6.500 metri quadri e sono
perfettamente equipaggiati. In caso di guerra atomica il bunker,
costato 4,6 miliardi di dollari, poteva ospitare per sei mesi e
in piena attività, oltre a Tito, 350 esponenti del governo e
degli alti comandi jugoslavi.
La collezione del bunker di Konjic, considerata la più
importante del Sud-est europeo, del valore stimato di 7 milioni
di euro, comprende 125 opere e quest'anno se ne sono aggiunte
altre che sono frutto della riflessione di 7 artisti sul
rapporto tra il passato delle tensioni e il presente che punta
sull'arte: Jorge Ribalta (Barcellona), Jan Peter Hammer
(Berlino), Jan Peter Sonntag (Berlino), Anna Lisa Cannito (Acqui
Terme, Italia), Dan Perjovschi e Lia Perjovschi (Sibiu,
Romania) e Milomir Kovacevic Strasni (Sarajevo/Parigi).
Nelle precedenti tre edizioni, alla Biennale, sempre sotto il
patrocinio dell'Unesco, hanno contribuito come paesi partner
Serbia, Montenegro, Turchia, Croazia, Austria e Albania.
Attraverso i cicli della Biennale, ha osservato il direttore del
Progetto Edo Hozic, si raccontano le storie sulla guerra
fredda:"Pensiamo che tutto quello che ci è capitato negli anni
90 e quello che accade adesso siano la conseguenza della guerra
fredda e da questo vogliamo trarre insegnamento per prepararci
meglio per i tempi che verranno". (ANSA)
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