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Pallavolo: Italia senza podio ma a testa alta

08:4524-08-2008

Dopo 12 anni azzurri senza medaglia, bronzo alla Russia

Pallavolo:  Italia senza podio ma a testa alta

(dell'inviato Marco Enrico)(ANSA) - PECHINO, 24 AGO - Se c'e' una consolazione, per la pallavolo azzurra degli uomini, e' di essere stata l'unico sport di squadra italiana ad aver sfiorato una medaglia. Ma finire per la prima volta fuori dal podio dopo tre Olimpiadi brucia comunque e tanto.E' insomma consolazione magra per l'ex Invincibile Armata del volley.

Al Capital Gymnasium Julio Velasco, vecchio guru di quella Nazionale di 'mostri', purtroppo era seduto in tribuna (e' a Pechino come commentatore della Rai), mentre il suo vecchio capitano Andrea Gardini era seduto in panchina. Questione generazionale.

La pallavolo finisce quarta. Era sbarcata in Cina con grandi aspettative, soprattutto al femminile, torna a casa con un pugno di mosche. Ma il flop vero e' quello delle ragazze di Barbolini, sul cui rendimento certo non sono state d'aiuto le dolorose vicende personali di Tai Aguero. Le campionesse d'Europa erano considerate tra le sicure candidate all'oro, ma sono finite malinconicamente quinte dopo essere state eliminate ai quarti dagli Stati Uniti. Una partita storta ha deciso la loro Olimpiade.

Arrivare a giocarsi il bronzo per la squadra di Anastasi e' stato invece un piccolo miracolo. Gli azzurri avevano preso al volo l'ultimo treno disponibile per le Olimpiadi. Poco tempo per ritrovarsi, fare gruppo e per allenarsi, tutte le altre big si erano qualificate invece con largo anticipo e hanno avuto tutto il tempo per prepararsi al meglio. Inoltre e' stata menomata dagli infortuni: la federazione avrebbe voluto venire con un paio di giocatori in piu', ma la battaglia del presidente Carlo Magri (ma anche della Federazione internazionale) deve ancora essere vagliata dal Cio, forse se ne riparlera' per Londra 2012.

Anche se incerottata e in ritardo di preparazione l'Italia della pallavolo esce comunque a testa alta chiudendo la sua Olimpiade con tre sconfitte: la prima nei preliminari con gli Usa - poi campioni - la seconda in semifinale contro i fuoriclasse brasiliani, e ultima quella di oggi che e' costata il bronzo. Quella con i verdeoro e' stata probabilmente la partita piu' bella e spettacolare. Contro la loro 'bestia nera' gli azzurri sono arrivati a un soffio dall'impresa, pur giocando in emergenza. E molto non sono riusciti a ricaricare le batterie in tempo per vincere il bronzo. Medaglia andata invece meritatamente al collo della Russia: d'altronde quest'anno gli azzurri ci avevano perso in World League tre volte su quattro. E poi quella russa e' una squadra giovane che ha trovato al momento giusto un fenomeno come Mikhaylov che anche oggi ha fatto la differenza. Nei momenti caldi dell'incontro e' stato lui a decidere i punti importanti. All'inizio Anastasi ha tenuto fuori il capitano Cisolla schierando un sestetto composto da Vermiglio, Martino, Zlatanov, Fei e Birarelli con il libero Corsano. L'avvio ha preso subito una brutta piega (6-3) per gli azzurri, che ci hanno messo un po' per entrare in partita. L'ingresso in campo di Mastrangelo ha dato il la alla rimonta conclusa sul 19-19 grazie a un muro di Birarelli. Ma il finale di set e' stato ancora dei russi. In fotocopia l'avvio degli altri due set (subito 2-0): nel secondo l'Italia si e' ritrovata in un attimo anche 8-1 sotto. Mikhaylov e Volkov facevano i mostri e per gli azzurri era tutto terribilmente difficile. Fei, Corsano e Mastrangelo, i tre infortunati di questa Olimpiade, hanno giocato mettendo il cuore. Il primo, il piu' malconcio fra tutti, e' stato rimesso in piedi dopo l'infortunio alla caviglia e che sia riuscito a rientrare e' gia' stato un mezzo miracolo.

Alla Russia dunque va il bronzo con merito, anche se i russi erano venuti a Pechino per ben altro (''ci avevano chiesto una medaglia ma doveva essere diversa'' dice telegrafico il tecnico Alekno). L'Italia, che inseguiva il quarto podio olimpico consecutivo (il primo fu Atlanta '96), finisce a bocca asciutta. Ma con la convinzione di essersi di nuovo guadagnata un posto tra le grandi. (ANSA)

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