Erasmus compie 30 anni e macina nuovi record

Formata una 'generazione-antidoto' contro divisioni Europa

Redazione ANSA BRUXELLES

BRUXELLES - E' il programma piu' famoso tra quelli dell'Unione europea, e quasi sicuramente il piu' riuscito. A trent'anni dalla nascita, l'Erasmus continua a spostare ogni anno centinaia di migliaia di ragazzi e adulti in tutta Europa e a macinare nuovi record. Nel 2015, sono state 678.000 le persone che hanno partecipato al programma per studiare, lavorare e fare volontariato all'estero. Con l'Italia tra i Paesi più coinvolti: quinta per il numero di arrivi e quarta per le partenze di studenti universitari.

 

Probabilmente, tra gli ex Erasmus, non molti saprebbero elencare i diversi trattati che hanno scandito la storia dell'Ue, o descriverne la complessa architettura istituzionale, ma tutti hanno stretto legami con amici di altri Paesi europei, imparato a conoscerne le diverse culture e magari trovato l'amore della vita. Secondo le stime, dal 1987 sono già un milione i bambini figli di 'coppie Erasmus'. Molti dei quali, a loro volta, sono già stati all'estero.

 

"L'Erasmus è una palestra di cittadinanza europea praticata", riassume l'eurodeputata Silvia Costa, fino a qualche giorno fa presidente della Commissione cultura del Parlamento europeo. Il modo migliore per celebrare i trent'anni del programma, spiega, "è rendere le generazioni Erasmus protagoniste nella grande missione di costruire anticorpi etici e culturali contro l'egoismo, i muri e le divisioni che stanno attraversando il nostro Continente". Divisioni come la Brexit, che molti temono possa chiudere all'esterno le porte degli atenei britannici, terza destinazione preferita per gli studenti europei. "Finchè non si concluderanno i negoziati con Londra non sappiamo come si metteranno le cose", allarga le braccia il commissario europeo all'Istruzione, Tibor Navracsics. Nel frattempo, la Gran Bretagna resta a pieno titolo un membro dell'Ue e quindi, almeno per il prossimo anno accademico, non dovrebbero esserci problemi.

 

L'Italia ha aderito al programma fin dall'inizio e oggi è uno dei Paesi che generano più movimento. Nel 2015 sono stati oltre 31 mila gli studenti universitari che sono andati all'estero, circa 21.500 quelli accolti dagli atenei italiani. In testa alla classifica delle università ci sono Bologna, Roma La Sapienza e il Politecnico di Milano. Ma i numeri si allargano sempre di più, anche perché negli anni il programma si è evoluto, aggiungendo un più al nome, Erasmus+, e coinvolgendo oltre agli studenti anche educatori, tirocinanti, adulti impegnati in programmi di scambio. Con Spagna, Francia e Germania in testa alle destinazioni più gettonate per l'Italia.

 

Ed è italiana quella che è considerata la 'mamma' dell'Erasmus. Alla fine degli anni '50 la studentessa Sofia Corradi trascorse un anno a studiare giurisprudenza alla Columbia University di New York. Al suo rientro la sua università, La Sapienza, non le riconobbe quell'anno di studio. Comincio' così una lunga battaglia che, quasi 30 anni dopo, contribuì a dare il via al programma. Un progetto che nel giro di trent'anni ha segnato profondamente la vita di 850 mila italiani.

 

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