Paolo Petroni
(ANSA) - ROMA, 17 MAG - INGRID SEYMAN, ''LA PICCOLA
CONFORMISTA'' (SELLERIO, pp. 190 - 15,00 euro - Traduzione di
Marina Di Leo) - ''Sono nata, da destra, in una famiglia di
sinistra'', afferma la protagonista io narrante all'inizio del
suo racconto, subito dopo aver detto quale posizione amatoria
suppone avessero preferito i suoi genitori al momento del
concepimento. Insomma una voce non irriverente, ma senza peli
sulla lingua e con una visione sostanzialmente ironica e
distaccata ma incisivamente tagliente, divertente per il
lettore, rispetto a quello che la vita le aveva riservato.
La giovane Esther Dahan deve infatti negli anni '70
impegnarsi per non essere travolta o schiacciata dagli
atteggiamenti sessantottini de suoi, la madre Babeth femminista
e segretaria al comune e il padre Patrick ebreo francese nato in
Algeria, impiegato di banca e artista frustrato con la mania di
compilare elenchi: due borghesi atei e anticapitalisti che
vivono in maniera superficialmente libertaria la propria
esistenza quotidiana con anche la ''passione per l'esibizionismo
domestico. Perciò vivevano nudi, guardavano la tv nudi,
mangiavano ostriche nudi, senza preoccuparsi del ridicolo, né
della bolletta del gas'' relativa si suppone al riscaldamento,
basandosi su un solo vero comandamento anarchico: ''Vietato
vietare'', di cui la ragazzina saprà approfittare, volgendo a
suo favore le loro contraddizioni con tutto il suo buonsenso:
''per quanto entrambi consacrassero i primi tre anni della mia
vita a tentativo di convertirmi alla loro visione del mondo,
rimasi un'incorreggibile reazionaria'', vagheggiando vestitini
blu e sottraendosi alle zampe di elefante.
Ecco così che, inspiegabilmente, a un certo punto viene
iscritta in una delle migliori scuole cattoliche della città, ed
è come un pesce che ritrova la sua acqua trovando la forza per
far i conti con la realtà tra genitori che invece vivono
negandola con le proprie utopie e ossessioni, tra illusioni e
paure, e nonni persi nel ricordo nostalgico dei fasti algerini,
giocando alla roulette con i ceci, utilizzati poi la domenica
nel cucinare il cuscus. Eppure quando il padre vorrà portare in
vacanza la famiglia nel suo paese d'origine rimarrà
profondamente deluso dai cambiamenti intercorsi e riporterà
tutti a casa dopo due giorni.
In tale contesto generale, i suoi provano a separarsi e,
commenta Esther, ''invece del divorzio dei miei genitori ebbi un
fratellino'', il piccolo Jeremy che sin dal momento della sua
circoncisione diviene centro e causa di tensioni. I segnali che
le cose non possono sempre che peggiorare arrivano in più
momenti, come l'essere presa a sassate a scuola, ''la mia
lapidazione, diventata quotidiana dacché la sinistra era al
potere''. Così la storia, nonostante il suo apparente comico
svolgersi, per tutto questo, o proprio per questo, si rivela una
storia forte, legata a un segreto che man mano viene a galla,
trasformandola in dramma dal finale estremo quando Esther ha
undici anni e ''il commissario incaricato di indagare su quanto
avvenuto presso il domicilio di Dahan due settimane dopo Natale
non aveva di certo fatto il Sessantotto''. (ANSA).
ANSA/Libro del giorno: l'ironica, piccola Esther di Seyman
Storia di una ragazzina di destra nata in famiglia di sinistra
- Redazione ANSA
- ROMA
- 17 maggio 2021
- 10:15