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Società & Diritti

Aumenta il disagio, così il Covid rende visibili senza dimora e poveri, gli invisibili della società

Fantasmi in città semi deserte, l'allarme delle associazioni

Un senzatetto a Roma © ANSA
  • (di Paola Lo Mele e Melania Di Giacomo)
  • ROMA
  • 15 novembre 2020
  • 17:16

Una donna dal viso sciupato, i pantaloni strappati, con una mano trascina i cartoni, nell'altra ha un mucchio di coperte. E' uno dei fantasmi di via del Corso, la strada regina dello shopping nel centro di Roma, da qualche mese diventata anche dimora notturna di chi una casa non ce l'ha. Tutt'attorno le vie e le piazze sono vuote, o quasi, ben prima del coprifuoco. E alla chiusura dei negozi, i fantasmi prendono posto sotto le vetrine dalle luci dorate o davanti alla Basilica di San Carlo. Un effetto del Covid è proprio questo: rendere visibili gli invisibili, perchè dall'inizio dell'emergenza il disagio sociale è in aumento e di conseguenza diventano sempre di più anche i senza tetto come attestano in coro le realtà che si occupano di loro.
    Fagotti allineati ai bordi delle strade, schiacciati ai muri e mimetizzati tra i rifiuti, si vedono in tutte le zone della capitale, per fare un esempio ma in tutta Italia è la stessa preoccupanti situazione, e risaltano ancora di più nel panorama semi deserto delle grandi città quando cala il tramonto. Dormono uno vicino all'altro attorno alla stazione Termini (dove di tanto in tanto spunta anche qualche tenda), a Trastevere, all'Esquilino, all'imbocco di via Nazionale e vicino al Vaticano. Basta fare un giro in una qualunque sera per contarne a decine: più distanti l'uno dall'altro, probabilmente più soli. La Croce Rossa Italiana nei suoi sei comitati territoriali - Roma, Milano, Catania, Palermo, Napoli e Benevento - da marzo ad oggi ha rilevato "un aumento diffuso delle attività nei confronti delle persone senza dimora" con 48.455 gli interventi effettuati.
    L'incremento delle persone assistite è di circa il 6%. I servizi più richiesti sono la distribuzione beni prima necessità (pasti e indumenti) e quella dei presidi medico-sanitari (mascherine e gel igienizzante). Tra le iniziative più particolari c'è la creazione di un servizio di bagni e docce a Catania o il progetto Housing First a Benevento.
    Ora, alla vigilia dei mesi più freddi dell'anno, si teme ancor più per la salute dei senza casa, perché i posti al riparo nei centri di accoglienza sono diminuiti a causa del necessario distanziamento o delle chiusure temporanee. "A Roma tradizionalmente calcoliamo 8mila senza fissa dimora: un terzo in strutture di accoglienza; un terzo in abitazioni improprie (dalle baracche ai casolari abbandonati) - spiega Augusto D'Angelo di Sant'Egidio -; un terzo per strada, 2.500-3.000. Da marzo questa cifra risulta leggermente incrementata perché i centri di accoglienza che ospitavano un numero di persone o chiudono o ne prendono di meno. Tutti, in particolare le istituzioni, sono chiamati a porsi il problema di un inverno alle porte". Solo nella Capitale durante il primo lockdown la comunità ha distribuito 30mila pacchi alimentari, 3.500 a Palermo, 2.500 a Napoli. Un campanello d'allarme per capire la portata delle nuove povertà.
    Le richieste d'aiuto aumentano sempre più e sono arrivate anche in Vaticano dove, per la Giornata Mondiale dei Poveri voluta da Papa Francesco domenica 15 novembre, nell'ambulatorio sotto il colonnato di San Pietro, si fanno gratuitamente tamponi e vaccini antinfluenzali per chi accede ai dormitori. Una cinquantina al giorno.
    Di recente, dopo alcuni contagi al suo interno, l'ostello Caritas di via Marsala è stato temporaneamente isolato e chiuso ai nuovi ingressi. Roberta Molina, la responsabile dell'area ascolto e accoglienza, dice senza giri di parole: "Le strutture dedicate hanno dovuto dimezzare o diminuire l'accoglienza. Noi abbiamo aperto un centro in più sull'Aurelia. E' evidente che ci sono più persone in strada, ce ne sono tantissime ed è un tema oltre che sociale di assistenza sanitaria, perché sono individui particolarmente fragili. Ma questo argomento, purtroppo, sembra essere agli ultimi punti dell'agenda politica, se non assente". L'associazione Baobam, un presidio per i rifugiati senza dimora, è dello stesso avviso, chiedendo la predisposizione di alloggi che garantiscano il rispetto dei diritti e consentano il contenimento del contagio, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, " sono state più di 100 le domande di accoglienza presentate al Comune di Roma, all’Ufficio Immigrazione e al Servizio Centrale, dal team legale di Baobab Experience. Neppure un terzo delle persone indicate ha ottenuto un posto dove dormire". Risulta che nella Capitale - sottolinea Baobab - siano disponibili, per i senzatetto, meno di 800 posti, da poco ulteriormente ridotti per le chiusure dei piani emergenziali. I senza fissa dimora nella città di Roma sono pero’ oltre 8.000.
300 volontari, 5 sportelli di aiuto, circa 9mila pacchi alimentari sono i numeri della solidarietà dal basso dell'associazione di mutuo soccorso Nonna Roma che dal 2017 è impegnata nell'aiuto concreto del disagio sociale a Roma e che dall'inizio della pandema è diventata, insieme ad altre associazioni mutualistiche, simbolo di sostegno e solidarietà. Con l’emergenza sanitaria in atto,  il numero dei “nuovi poveri”, secondo il rapporto Caritas, è passato dal 31% del periodo maggio – settembre del 2019 al 45% del 2020 nello stesso periodo. Il numero di persone bisognose è in costante aumento, ed è un palcoscenico sempre più eterogeneo di individui: si tratta di famiglie con minori, anziani, giovani, persone in età lavorativa, donne, italiani e stranieri.
Dal lockdown i numeri delle persone che hanno dovuto chiedere aiuto è in espansione, e la causa principale di questo aumento è stata la perdita del lavoro. Si tratta di un fenomeno che ormai ci riguarda tutti. Era il 50,5% il numero di donne in situazione di necessità nel 2019, contro l’ormai 54,4% di oggi; la percentuale di giovani tra i 18 e i 34 anni è passato dal 20% al 22,7%, la percentuale di italiani era del 47,9% nel 2019 contro gli ormai 52% di italiani in situazione di bisogno che oggi superano il numero di stranieri. E’ così che oggi, quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. C’è un’ondata di nuovi poveri che sono costretti a rivolgersi a quelle associazioni che arrivano lì dove nessun altro arriva. "Nel periodo di emergenza Covid-19 è cresciuto il numero di famiglie che si è rivolto al nostro banco di mutuo soccorso - dice l'associazione di volontari presieduta da Alberto Campailla - passando da 310 nuclei familiari in tre Municipi di Roma a oltre 7600 in tutta la città metropolitana. Abbiamo supportato realtà e quartieri che non pensavamo avessero bisogno del nostro sostegno, perché oggi più che mai la povertà non fa discriminazioni, ma ferocemente discrimina. Al nostro sforzo c’è bisogno però che si aggiungano politiche più inclusive. Dopo anni di tagli alla spesa pubblica, c’è la necessità di investimenti sullo stato sociale per colmare il vuoto nei settori edilizi, abitativi, scolastici e sanitari. In questo stato di emergenza, è necessario prorogare il blocco degli sfratti e dei licenziamenti per far sì che le persone in stato di necessità conducano una vita degna. A tutto ciò si aggiunge poi la necessità di incrementare il sostegno economico alle famiglie, migliorando e allargando il reddito di cittadinanza".

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