(di Cristiana Missori)
ROMA - In bilico tra dovere e passione.
Tra sottomissione e ribellione, in un Paese come la Tunisia, dove l'emancipazione è una questione che tormenta anche l'uomo.
A toccare l'argomento ancora attuale dopo la rivoluzione dei Gelsomini, è il regista rivelazione dell'ultima Berlinale Mohamed Ben Attia che ieri sera al Medfilm Festival di Roma ha presentato il suo primo lungometraggio, Hedi. Coprodotto dai fratelli Dardenne e ambientato tra Kairouan e la cittadina costiera di Mahdia, il film racconta la storia di un giovane, Hedi, chiuso e riservato, succube delle tradizioni e di una madre onnipresente, dedita a organizzare i preparativi del suo matrimonio combinato. "L'emancipazione - spiega ad ANSAmed Ben Attia - non è una questione unicamente femminile. L'uomo tunisino medio di oggi, vive un malessere. Secondo le convenzioni, il suo obiettivo è quello di trovare un buon lavoro. Una volta trovato, deve 'consegnare' il proprio stipendio alla moglie che lo gestisce e gestisce la casa. E lui con quel che gli resta in mano, stile paghetta, può andarsene in giro o a fumare in un caffè". "L'uomo tunisino - aggiunge il regista di origini italiane - sta vivendo male questa situazione, incastrato nei vecchi cliché si annoia".
Prima di dedicarsi alla settima arte, Ben Attia, come Hedi lavorava nel reparto vendite di Renault (Hedi invece lavora da Peugeot). Una laurea in economia e finanza e 5 cortometraggi dopo, sceglie di dedicarsi interamente al cinema. A 41 anni non ci pensa nemmeno per un istante a lasciare la Tunisia. "Siamo in piena effervescenza. Una effervescenza che ha risvolti positivi come anche negativi". Oggi, prosegue, "è possibile parlare di tutto, anche nel cinema. Dipende come vengono affrontati i temi. Sul piano economico, politico e sociale, purtroppo, dalla caduta di Ben Ali fino a ora non abbiamo raggiunto nulla". A Berlino erano 20 anni che non veniva presentata una pellicola araba. Per questa sua opera prima Ben Attia vince l'Orso d'Argento per il miglior interprete (a Majd Mastoura) e come miglior opera prima. "Sul piano artistico e culturale in Tunisia c'è una grande energia". Per questo, conclude, "mi sento di dire che non si può che essere ottimisti".