(di Lorenzo Trombetta) (ANSAmed) - BEIRUT, 1 FEB - Un attentato
suicida ha scosso stasera nella valle orientale libanese della
Bekaa una roccaforte del movimento sciita Hezbollah, impegnato a
sostenere il presidente Bashar al-Assad in Siria dove, secondo
bilanci non verificabili in modo indipendente, nelle ultime
quattro settimane sono morte circa seimila persone. Un kamikaze
a bordo di un'auto di grossa cilindrata si è fatto esplodere
alle 18 locali (le 17 in Italia) in una stazione di benzina a
Hermel, cittadina nell'alta valle della Bekaa confinante con la
turbolenta regione siriana di Homs. Il bilancio è di quattro
uccisi, tra cui una donna. Si tratta del settimo attentato
contro una roccaforte del movimento filo-iraniano che, secondo
l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus),
ha perso nella guerra siriana 271 miliziani. Dallo scorso luglio
a oggi la tensione nel Paese dei Cedri si è innalzata in modo
sensibile: sette attentati contro i feudi di Hezbollah;
l'omicidio mirato a Beirut contro un ex ministro anti-siriano;
l'assassinio di un alto esponente dell'ala militare di Hezbollah
alla periferia della capitale; il duplice attentato suicida
contro l'ambasciata iraniana a Beirut; la recrudescenza negli
scontri armati a sfondo confessionale nel porto settentrionale
di Tripoli. L'attentato odierno a Hermel non è stato ancora
rivendicato, ma per la tecnica di esecuzione (gli inquirenti
parlano di 20-30 kg di esplosivo) ricorda quelli già compiuti
nella periferia sud di Beirut (2 e 21 gennaio) e quello portato
a segno, sempre da un kamikaze, il 16 gennaio scorso nella
stessa Hermel (3 uccisi). In questi casi sigle del qaedismo
avevano rivendicato la paternità degli attacchi. A differenza di
altri attentati compiuti in zone controllate da Hezbollah,
quello odierno ha preso di mira una stazione di benzina che fa
parte di una rete di attività economiche e caritatevoli gestite
dalla famiglia del defunto sayyid Hasan Fadlallah, una delle
autorità sciite più autorevoli in tutta la galassia sciita.
Sebbene sia stato in passato descritto come "l'ideologo di
Hezbollah", Fadlallah si è più volte discostato dalle posizioni
politiche e ideologiche del movimento filo-iraniano. Proprio
oggi, media ufficiali iraniani hanno pubblicato per la prima
volta una lista di alcuni militari caduti in Siria nell'ambito
del sostegno di Teheran alla repressione della rivolta contro il
regime di Bashar al Assad. E all'indomani della chiusura del
primo round dei colloqui mediati dall'Onu tra regime di Damasco
e opposizioni in esilio, la guerra siriana ha mietuto le sue
vittime giornaliere. I Comitati di coordinamento locali degli
attivisti riferiscono della morte di 51 persone, tra cui due
minori e una donna. I media del regime parlano di numerosi
"terroristi" uccisi. Dal canto suo l'Ondus ha fornito il nuovo
bilancio delle persone uccise dallo scoppio delle violenze nel
marzo 2011: 136mila circa. A fine dicembre erano 130mila, sempre
secondo il conteggio parziale della piattaforma che dal 2007
monitora le violazioni in Siria. Dei 136mila uccisi, 48mila sono
civili. E tra questi ultimi si contano circa 7.300 minori. Le
vittime non identificate sono 2.824. Secondo l'Ondus sono circa
31mila i miliziani morti del variegato fronte delle opposizioni,
e tra questi circa ottomila sono estremisti islamici jihadisti.
Nelle file del regime si contano invece - ma si tratta di stime
approssimative a causa dell'assenza di bollettini ufficiali -
oltre 53 mila uccisi. I miliziani Hezbollah sono 271, a cui si
aggiungono 338 miliziani sciiti di altri Paesi giunti a sostegno
del regime di Damasco. (ANSA).
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