Veneto

Libri: 'Notizia', per recuperare la qualità nelle news

Il futuro negli algoritmi dell'ANSA e nel giornalismo civico

Redazione Ansa

(ANSA) - VENEZIA, 08 GIU - Redazioni che si svuotano, notizie che vengono 'regalate' e diventano indistinguibili dalla propaganda o dalle fake news che circolano nei social media. Una crisi da cui si può uscire solo trovando nuove strade e nuove motivazioni per il giornalismo.
    Ne è convinto Alberto Laggia, che con il titolo "Notizia" ha scritto un breve saggio per la collana 'Parole allo specchio' delle Edizioni Messaggero di Padova (pp. 166, 15 euro). Inviato di Famiglia Cristiana, coordinatore e docente della scuola di cultura del giornalismo "Arturo Chiodi" di Mestre (Venezia), Laggia fa un breve excursus storico del prodotto giornalistico, dai presunti 'fasti' del passato alla crisi odierna.
    Laggia parte dall'esempio dell'Agenzia ANSA e del suo progetto di intelligenza artificiale legata ai dati del contagio da Covid, assieme alla società 'Applied XL', che aggiorna e traduce in parole e grafici sul web i dati quotidiani forniti dal ministero della Salute. "Un esempio di sperimentazione che guarda al futuro - sottolinea - Se questo futuro è già in redazione, se la notizia breve o ripetitiva non appesantirà più il lavoro dei redattori, è tempo di portare la professione su altre strade".
    Il lettore viene condotto in un viaggio nel tempo, da quando nasce il concetto di notizia fino all'odierna società della comunicazione. Da sempre comunque l'informazione, per suo stesso statuto, mette "in forma" il mondo in modo tale da poterlo raccontare. Una "manipolazione" necessaria che però ha lasciato spazio ad altre manipolazioni pericolose, capaci di corrompere i contenuti e, alla fine, minare la fiducia nella veridicità del racconto dei fatti.
    Meglio una volta? Certo, le redazioni sono state rimpicciolite per produrre comunque di più, e nella retevhanno 'regalato' il frutto del lavoro del redattore a scapito della chiarezza. Logiche e dinamiche oggi 'esplose' in Rete e sui social in passato erano già esistite, e si chiamavano propaganda, 'press-tour', bufale. Una deriva che ha tratto in inganno anche i giornali quando 'erano' giornali.
    Quali soluzioni? Laggia indica alcune strade. La prima è quella dello 'slow journalism', sulla scorta di esperienze che sono fiorite anche grazie alla Rete - gli italiani "Slow News" e "Valigia Blu" - che garantisce forti interazioni con il lettore, spunti e finanziamenti. Oppure la ricerca delle 'buone notizie', per fare - o tornare a fare - il cosiddetto 'giornalismo civico' per "cercare di restituire una complessità ricca e dinamica, in movimento che spieghi il reale". (ANSA).
   

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