Veneto

Tinto Brass 'Madame Pipì', follia amorosa e autobiografia

Ritorno alle origini per il regista, con un romanzo nato nel '72

Redazione Ansa

Pensato come soggetto cinematografico nel 1972, esce ora in forma di romanzo la nuova creatura di Tinto Brass, 'Madame Pipì', scritto a quattro mani con la sua compagna, la psicoanalista Caterina Varzi.

In libreria dal 22 ottobre, edito da Bompiani, narra la vicenda della 40enne Antoinette, addetta alla sorveglianza delle toilettes in una brasserie parigina, e di François, dieci anni più giovane di lei, vicedirettore di un istituto di cura di patologie psichiatriche. Tra i due si instaura subito un legame 'vittima e carnefice', un idillio perverso dove si trova invischiato il figlio di Antoinette, Charlot, un bambino affetto da una lieve forma di autismo.

Un ritorno alle origini per Tinto Brass che aveva lasciato nel cassetto il primo manoscritto dell'opera, allora intitolato 'Ordine e disciplina', per il quale si era fatto ispirare da alcuni fatti di cronaca e che avrebbe dovuto avere come interprete Macha Meril. Le riscritture si sono succedute, cambiando i nomi dei protagonisti (da Marie e Alphonse, a Mary e Alfred, fino agli attuali Antoinette e François) ma anche il finale stesso, in cui il bambino ha un ruolo cruciale. Per l'evoluzione della storia di Charlot, Tinto Brass si è ispirato al suo stesso passato, rianalizzato nel corso del tempo: cacciato di casa dai suoi genitori all'età di 17 anni e un rapporto irrisolto con la figura materna. "Charlot rifiuta i dettami della società - racconta il regista - che hanno un forte impatto sulla sua psicologia caricandolo di sentimenti contrastanti. A monte c'è la follia di François, assolutamente perverso nelle sue motivazioni e incapace di comprendere la posizione di Antoinette, a sua volta talmente bisognosa di affetto da acconsentire alle prevaricazioni dell'uomo pur di averlo, anche se di un amore malato, accettando di uccidere il figlio. Alle spalle una società caotica che impone le sue leggi a un bambino che invece le rifiuta e al quale io negli anni ho dato ascolto, dando alla storia un finale che reputo più giusto: mi schiero dalla parte dei più deboli, e perché no, anche dei migliori, di un mondo nuovo che ho sempre auspicato si affermasse. Charlot rappresenta la speranza per un mondo migliore".

'Madame Pipì' si presenta con una copertina rosa e una Torre Eiffel al contrario, un simbolo fallico ma allo stesso tempo una metafora dell'organo femminile. A recuperare gli scritti che nel corso dei decenni si sono succeduti è Caterina Varzi, compagna di Tinto Brass, che ha cofirmato il romanzo: "I primi appunti risalgono al periodo in cui Tinto lavorava alla Cinematheque Française, e da quegli anni molte cose sono cambiate; quando ho ritrovato il primo dattiloscritto sono rimasta perplessa, di fronte a una storia molto diversa rispetto a quelle che Tinto aveva raccontato e per cui era conosciuto: più cupa, torbida e con un erotismo completamente nuovo. I primi appunti sono scritti subito dopo 'La Vacanza' del 1971, e anche qui il tema centrale è la follia, una argomento che in quegli anni, precedenti alla legge Basaglia, lo interessava particolarmente; una continua riflessione sulla società che stigmatizzava la diversità, di cui lui invece si sentiva portavoce".
   

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