Valle d'Aosta

Coronavirus: comunità psichiatrica Sarre, 24 guariti in 8 gg

Direttrice struttura, "situazione anomala, sono perplessa"

Redazione Ansa

(ANSA) - AOSTA, 07 MAG - Sono risultati clinicamente guariti dal Covid-19 in appena otto giorni 22 utenti e due consulenti esterni della Maison Mont Fallère di Sarre, struttura residenziale per utenti psichiatrici convenzionata con l'Usl della Valle d'Aosta.
    Sottoposti a tampone da parte dell'azienda sanitaria, "il 15 aprile scorso 22 ospiti su 24 e due dei tre consulenti esterni erano risultati positivi al Covid. Il 23 aprile i successivi tamponi hanno invece dato esito negativo, come confermato dagli esami del 30 aprile", spiega Dilva Rollandin, direttrice della Maison Mont Fallère, dove lavorano anche 23 dipendenti che sono sempre risultati "negativi". "La situazione - prosegue - mi ha lasciata perplessa, l'ho trovata piuttosto anomala" anche per il fatto che tra i dipendenti nessuno risultava contagiato nonostante l'alto numero di positivi tra gli assistiti. "Ecco perché - aggiunge - probabilmente sono stati celeri nel ripetere gli esami".
    "Posso dire che gli ospiti - spiega la direttrice della struttura - hanno dato una risposta che non mi sarei mai aspettata, forse sono molto più bravi di alcune persone che si vedono fuori. Sanno che c'è questa pandemia, che bisogna seguire delle regole, che bisogna indossare la mascherina, che non si può uscire. Però direi che l'hanno accettato. E' chiaro che ciò comporta un carico di lavoro per il personale, perché bisogna comunque fare delle attività che non possono essere svolte fuori: si fanno laboratori, incontri. Bisogna mantenere le distanze, cosa che con il paziente psichiatrico è abbastanza difficile da fare. Perché tende a venire vicino quando vuole parlare, fa fatica a mantenere la giusta distanza".
    Dopo l'esito del primo tampone, a metà aprile, per chi lavorava a contatto con gli ospiti risultati positivi la quotidianità si era fatta più difficile. Se già normalmente si usano mascherine i guanti, "là dove c'erano dei positivi - ricorda Dilva Rollandin - il personale ha dovuto lavorare con la divisa, con il sovracamice, con gli occhiali, con i doppi guanti e con i calzari". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it