Valle d'Aosta

Agli arresti per 67 giorni ma prosciolto, indennizzo negato

Cassazione su inchiesta bestiame, accuse sembravano credibili

Foto di Thierry Pronesti

Redazione Ansa

La Corte di Cassazione ha negato a Eliseo Duclos, di 66 anni, titolare di un caseificio di Gignod, un indennizzo per i 67 giorni trascorsi agli arresti nell'ambito del procedimento penale sul bestiame contaminato e la Fontina adulterata, nato da un'inchiesta del 2008, da cui era stato prosciolto in via definitiva nel 2017. La sua difesa aveva chiesto un'equa riparazione ritenendo "ingiusta" la detenzione - "dal 10 novembre 2009 al 27 novembre 2009 in regime di custodia cautelare in carcere e poi dal 27 novembre 2009 al 15 gennaio 2010 in regime di arresti domiciliari" - per "un'erronea qualificazione di un fatto che al più avrebbe potuto integrare una contravvenzione (peraltro oblazionabile)".
    I giudici della quarta sezione penale hanno rigettato il ricorso contro l'ordinanza del 6 aprile 2022 della Corte di appello di Torino: i comportamenti di Duclos - scrive la Cassazione - erano stati "caratterizzati da dolo o comunque da spiccata leggerezza o macroscopica trascuratezza o evidente imprudenza, facendo sì che il provvedimento restrittivo debba considerarsi emesso in un quadro gravemente indiziario cui aveva dato luogo anche il ricorrente con un comportamento illecito che aveva reso credibili le accuse mosse nei suoi confronti". La "assoluzione per insussistenza del fatto" rispetto al reato associativo, "non elide la valenza dei comportamenti ostativi del Duclos".
    Infatti "gli imputati, tra cui il Duclos, alla luce delle tenore delle comunicazioni intercettate sulle rispettive utenze, si accordavano in ordine ad operazioni munite di un evidente fumus di penale illiceità (come la commercializzazione di singole partite di zangolato, la distribuzione di Fontina con anomala colorazione o la miscelazione di latte controllato con quello proveniente da stalle non registrate e, pertanto, non controllato)". 
   

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