Valle d'Aosta

Valle d'Aosta cambia ancora, 8 presidenti in 10 anni

Faide interne 'bruciano' Lavevaz, ora si guarda a centrodestra

Aula Consiglio regionale Valle d'Aosta

Redazione Ansa

di Enrico Marcoz

Otto presidenti in 10 anni. E' il triste primato della Regione Valle d'Aosta, reduce dall'ennesimo terremoto politico che ha portato alle dimissioni di Erik Lavevaz, in carica dall'autunno 2020. Dimissioni prima consegnate al suo movimento, l'Union valdotaine, e poi formalizzate in Consiglio regionale.
    A tradirlo sono state le faide interne alla maggioranza autonomista-progressista (unica regione guidata dal centro sinistra del Nord Italia), che si è erosa mese dopo mese fino ad arrivare ad avere solo 18 consiglieri su 35. Una 'battaglia' generazionale tra il "nuovo che avanza" e i "senatori" che resistono al rinnovamento, più simile ad una lotta tra clan che a uno scontro politico, perché di politica ultimamente si è parlato ben poco. Al centro della querelle c'è l'Union valdotaine, movimento un tempo egemone e oggi smembrato in vari partitini a loro volta ormai ridotti a semplici 'comitati elettorali'. Tra veti incrociati, appetiti assessorili, franchi tiratori e imboscate varie, per Lavevaz era ormai diventato impossibile governare. Prima di lasciare l'incarico ha scritto una lettera nella quale ha rivolto pesanti accuse ad una parte del suo gruppo ("Mi hanno ostacolato perché vogliono un accordo con la destra"). La replica è stata al fulmicotone ("Non è stato all'altezza del suo ruolo"). La tensione, ormai alle stelle, ha quindi sconsigliato un confronto immediato tra le parti: "Sul piano personale sono stati superati i limiti" sottolinea la dirigenza unionista.
    Ora al posto di Lavevaz c'è, ad interim, Luigi Bertschy, 57 anni, di Hone (piccolo paese della bassa valle), che guiderà la Giunta in amministrazione ordinaria per i prossimi 60 giorni. Ex unionista, è da tempo impegnato nella riunificazione delle forze autonomiste. Voci di corridoio lo indicano come il favorito - assieme al consigliere unionista Renzo Testolin - per tentare di formare una nuova maggioranza in grado di sostenere un Governo fino alla fine della legislatura. Impresa non facile proprio a causa delle spaccature tra gli autonomisti. Torna così a prendere piede l'ipotesi di un accordo con il centrodestra, che può contare su una numerosa pattuglia di consiglieri. Ma pure su questo fronte non c'è unità: Lega e Forza Italia sono pronte al dialogo e ad un ingresso in maggioranza al posto dei progressisti, spiegando così l'opposizione 'soft' fatta in aula negli ultimi mesi; Fratelli d'Italia (senza rappresentanti in Consiglio Valle) mette però la clausola che il nuovo presidente sia espressione del centrodestra e, in alternativa, chiede il ritorno al voto. Un puzzle di difficile composizione, insomma, che rischia di paralizzare l'attività amministrativa della regione alpina per tutto il 2023. 

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