Valle d'Aosta

Covid: ricerca, un valdostano su tre pensa a psicologo

Nel 50% dei casi per l'ansia

Redazione Ansa

Più di un valdostano su tre (36%) pensa che potrebbe essere utile rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta per migliorare la condizione mentale e gestire certe situazioni complesse. Lo evidenzia l'ultima ricerca dell'Osservatorio Reale Mutua sul welfare, che ha indagato gli strascichi della pandemia da Covid-19 sulla popolazione italiana (a livello nazionale è il 56% degli intervistati a pensare di rivolgersi a uno psicologo).
    È l'ansia la prima ragione che porterebbe gli abitanti della Valle d'Aosta dallo psicologo (50%). Tra le altre esigenze, gli aspetti caratteriali e della personalità (14%), i problemi di coppia (7%) e le dinamiche legate all'attività lavorativa (7%).
    Tuttavia a volte si preferisce non aprirsi sull'argomento, per motivi di imbarazzo (14%) ma anche di poca sensibilità al tema (7%) e una certa tendenza a sottovalutare l'importanza della sfera mentale nella propria vita (36%). Con l'aumentare dei bisogni, però, cresce anche la sensibilità a questi temi. Il 14% vorrebbe che fosse il datore di lavoro a mettere a disposizione lo psicologo come forma di welfare aziendale. Se è necessario un cambio culturale (36%) che aumenti ancora di più l'attenzione verso gli aspetti della vita mentale, molti vorrebbero anche una maggiore presenza di psicologi e psicoterapeuti in ospedali, cliniche e ambulatori (36%).
    L'indagine è stata condotta dall'istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d'età, genere ed area geografica.

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