Valle d'Aosta

Covid: infettivologa, incidenza Vda legata a flussi turistici

"Più casi per arrivi da territori con epidemiologia diversa"

Redazione Ansa

L'arrivo di persone dai territori confinanti nelle settimane in cui l'epidemia era diffusa diversamente rispetto alla Valle d'Aosta "ci rende più soggetti a un numero maggiore di casi". Così la dottoressa Silvia Magnani, responsabile della Strutture malattie infettive dell'ospedale Parini di Aosta, spiega il ritardo con cui la regione alpina passerà in zona bianca rispetto al resto d'Italia.
    Rispetto alle altre regioni "siamo sempre stati indietro, anche quando - sottolinea Magnani - quelle vicine erano rosse.
    La Valle d'Aosta non lo era ma magari accoglieva dei turisti, per competizioni sciistiche o altro. A mio avviso abbiamo avuto un numero di passaggi sostenuto. Anche di persone che non sono state tracciate qui e che magari hanno fatto dei brevi soggiorni, durante i quali probabilmente hanno avuto dei contatti. Inoltre - aggiunge - mi pare che nessuna delle persone che ho visto e che è arrivata dalla Francia fosse stata fermata per la richiesta di tampone. Per cui il fatto che noi siamo così vicini ad altre epidemiologie ci rende più soggetti a un numero maggiore di casi".
    In questo senso, spiega Magnani, "nelle prime settimane di maggio noi abbiamo trattato con gli anticorpi monoclonali molte persone dei paesi della valli laterali, come Ayas e Valtournenche, località di seconde case. E abbiamo avuto dei picchi due settimane dopo la Pasqua: in questo caso qualche rientro e qualche mescolanza epidemiologica ci sarà stata".

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