Valle d'Aosta

'Ndrangheta: Caveri, do ut des favorito da ricerca voti

"C'è chi ha umiliato altri candidati con cifre straordinarie"

Redazione Ansa

    Il fatto che in Valle d'Aosta le persone cercassero presidente e assessori "fino a un certo punto non era un 'do ut des', era un rivolgersi alla politica nella sua funzione in servizio, se vittime di un'ingiustizia, se non erano in grado di capire qualche cosa, volevano capire meglio. A un certo punto questo meccanismo si è fracassato per chi invece ha cercato il successo elettorale a dismisura, addirittura umiliando gli altri candidati, con cifre elettorali assolutamente straordinarie". Lo ha detto l'assessore regionale all'Istruzione, Luciano Caveri, intervenendo durante la conferenza 'La corresponsabilità oggi: noi, voi, loro', organizzata nell'ambito della 'Settimana della legalità Bassa Valle'.
    "Questo è avvenuto - ha aggiunto Caveri - evidentemente con un patto luciferino, in parte forse disvelato da alcune delle inchieste. Per cui non si può negare quanto avvenuto. Solo uno stolto potrebbe dire che l'infiltrazione della 'ndrangheta non c'è stata. E non solo per le ragioni processuali che emergeranno da qui alla fine dei processi, ma anche per un degrado morale di cui tutti siamo stati testimoni".
    Secondo l'assessore all'Istruzione "alcuni germi già presenti alla fine degli anni '60 sono emersi in tutta la loro gravità.
    Che cosa ha innescato una sorta di degrado morale rispetto al quale noi oggi dobbiamo, su questo, esprimere delle riflessioni?". Contrariamente a quanto avvenuto in seguito, "quando è nata l'autonomia i leader politici non erano preoccupati dei successi elettorali. Il loro carisma, la loro capacità, la loro forza di trascinare il mondo autonomista derivava dalla loro autorevolezza e non dal peso dei voti".

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