Valle d'Aosta

Covid: infettivologa, meno ricoveri ma continuano casi gravi

"Frutto di zona rossa, con eventuali riaperture rischio ripresa"

Redazione Ansa

   "Come occupazione ospedaliera abbiamo avuto la possibilità di dimettere diverse persone, per cui abbiamo dei reparti con qualche posto libero. Per cui è una fortuna, altrimenti non ci basterebbero mai. Però abbiamo tutt'ora dei pazienti che arrivano e dalla tenda finiscono in terapia intensiva o comunque nei reparti ad alta intensità, con il casco. Per cui la presentazione clinica è ancora abbastanza impegnativa in molti pazienti". Così la dottoressa Silvia Magnani, specialista in malattie infettive all'ospedale Parini di Aosta, commenta l'andamento dell'epidemia da Covid-19 in Valle d'Aosta, dove da alcuni giorni si registra un lieve calo di ricoverati e i guariti superano i nuovi casi positivi.
    "Siamo in terza settimana" rispetto all'adozione della zona rossa in Valle d'Aosta "ed effettivamente - aggiunge - un po' di calo si vede sicuramente. Le decisioni a livello governativo su come affrontare il Natale influenzeranno moltissimo l'andamento dell'infezione dopo. Più riaperture ci saranno più chiaramente ci sarà poi il rischio di una nuova ripresa".
    "Ci può essere - spiega - un po' di ottimismo rispetto all'andamento, che però è dovuto alle chiusure, di cui beneficiamo praticamente tre settimane dopo. Quindi l'onda è piuttosto lenta. Così come in caso di riapertura noi dopo un paio di settimane vedremmo aumentare il fabbisogno di ricoveri, perché sarebbe aumentato ulteriormente il numero di infezioni".
    Al Parini "adesso è stato possibile chiudere il reparto Covid 6, abbiamo liberato una parte del Covid 5, 12 posti letto, per lasciarla vuota solo nel caso dovesse servire, ma ci sono comunque altri posti liberi in ospedale. E' vero anche che nella clinica di Saint-Pierre sono stati dati molti più posti, di cui stiamo usufruendo" e rispetto alla prima ondata di ricoveri si può contare anche su "altre strutture", come la microcomunità di Variney. 

Covid: infettivologa, più vittime? Virus non si è attenuato - "Il tipo di virus è lo stesso, se non più aggressivo, di sicuro non è attenuato" e "l'idea è che venendo fatti più test più persone risultano positive. Tra queste diverse non stanno bene, quindi richiedono l'ospedalizzazione e i numeri sono più grandi. Sono più grandi sicuramente perché si fanno più tamponi, però la clinica di molte persone è piuttosto grave, per cui richiede un ricovero ospedaliero". Così la dottoressa Silvia Magnani, specialista in malattie infettive all'ospedale Parini di Aosta, spiega come il numero di persone Covid-positive morte a poco più di un mese dall'inizio della seconda ondata di contagi - rispetto alla quale "siamo ben lontani dal termine" - in Valle d'Aosta (ad oggi 151) ha potuto superare quello complessivo (146) dell'ondata primaverile. Durante la prima, ricorda, "noi abbiamo avuto il reparto Covid" della Chirurgia "fino all'11 giugno, però la mortalità e l'andamento erano molto migliorati già da maggio". Quel momento "all'epoca era anche coinciso con l'introduzione del cortisone, della scoaugulazione con l'eparina. Adesso le terapie sono più precoci, molto monitorizzate, eppure il numero dei decessi è stato lo stesso in un tempo inferiore. Questo vuol dire che probabilmente le persone erano state esposte anche ad alte cariche virali e quindi avevano dei quadri più impegnativi".
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it