Valle d'Aosta

Casinò,no a reclamo sequestro C. Conti

Difese per sblocco conti, 'Rollandin non può pagare penalisti'

Redazione Ansa

La Corte dei conti ha bocciato il reclamo di dieci politici contro l'ordinanza che ha in buona parte confermato il sequestro conservativo di beni e conti correnti scattato il 7 marzo per 21 consiglieri regionali (attuali e passati) valdostani, nell'ambito dell'inchiesta contabile sui 140 milioni di euro erogati dalla Regione al Casinò di Saint-Vincent. "Le decisioni del giudice designato vanno integralmente confermate, ritenendole questo collegio pienamente condivisibili, ovviamente nell'ambito di una valutazione necessariamente approssimativa, quale quella che viene adottata in sede cautelare", si legge nell'ordinanza dei giudici.
    Nell'udienza del 27 giugno scorso le difese avevano chiesto l'annullamento del sequestro e, in subordine, la conferma del provvedimento soltanto per i beni immobili, perché le "esigenze personali dei convenuti" vengono "irrimediabilmente compromesse"; ad esempio Augusto "Rollandin ha diversi processi penali in corso, e non può sostenere le spese per la propria difesa".

Di fronte alle richieste degli avvocati Gianni Maria Saracco e Carlo Emanuele Gallo, il procuratore regionale Roberto Rizzi, aveva osservato che "il 'minimo vitale' è già stabilito dal legislatore e oltre non è possibile andare". L'ordinanza dei giudici Pio Silvestri (presidente), Paolo Cominelli e Pietro Maltese è stata depositata oggi, 10 luglio, alla vigilia dell'udienza di merito.

A presentare il reclamo erano stati Mauro Baccega, Luca Bianchi, Joel Farcoz, David Follien, Giuseppe Isabellon, Aurelio Marguerettaz, Marilena Péaquin, Ego Perron, Augusto Rollandin, Renzo Testolin (rinuncia in udienza per Emily Rini e André Lanièce). "Il patrimonio dei convenuti è modesto rispetto al danno contestato, e i debitori diventano, nel caso di specie, soggetti al limite della sopravvivenza senza essere stati ancora condannati", aveva sottolineato l'avvocato Carlo Emanuele Gallo, chiedendo di individuare un "minimo vitale" che "però non può corrispondere a quello fissato dal legislatore". Tra le conseguenze che la "mancanza di liquidità" comporta per alcuni dei dieci politici, l'avvocato Gianni Maria Saracco aveva citato anche "il blocco di lavori di ristrutturazione di immobili oggetto di sequestro (che così aumenterebbero di valore)".
"Non priva di pregio" appare, secondo i giudici, la considerazione del procuratore regionale, Roberto Rizzi, riguardo al 'minimo vitale'. "Le esigenze specifiche di ciascun soggetto, in relazione alla propria situazione personale (personale, di famiglia, di salute, relativa ad impegni in corso quali il pagamento di rate di mutuo etc.)" possono "essere, eventualmente, superiori al minimo stabilito" dalla legge. "Tuttavia, non appare possibile una valutazione estremamente mirata, ad personam, dei limiti in cui contenere il sequestro", perché "comporterebbe un'indagine eccessivamente estesa". "Tale misura cautelare, che lo stesso pm, nelle odierne conclusioni orali, ha definito 'per alcuni aspetti odiosa' (soprattutto, va aggiunto, perché colpisce soggetti la cui colpevolezza non è ancora accertata da un giudicato), è però un istituto creato a tutela del credito vantato da un altro soggetto, che la legge prevede e disciplina, stabilendone" anche "i limiti". Il collegio ricorda poi che il giudice designato, Alessandra Olessina, il 25 maggio scorso aveva già eseguito una "riduzione della misura cautelare secondo le richieste dei convenuti" e che la decisione odierna tiene conto anche del fatto che "il giudizio nel merito della vicenda" sarà "celebrato in tempi ormai prossimi (11 luglio 2018)".   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it