Valle d'Aosta

Rito abbreviato in processo psichiatra

'Toccamenti a paziente e falso con cinque guardie penitenziarie'

Redazione Ansa

Richiesta di giudizio abbreviato per cinque imputati e rinvio dell'udienza all'11 aprile. Lo ha deciso il gup di Aosta al termine della prima udienza relativa al secondo filone d'inchiesta su Marco Bonetti, lo psichiatra aostano di 63 anni finito ai domiciliari il 28 marzo 2017, due mesi dopo essere andato in pensione dall'Usl. Un sesto imputato, assente oggi, non ha ancora fatto richiesta di rito alternativo.
    Già vice dirigente di Psichiatria è accusato di violenza sessuale (in tre occasioni, nel 2016, baci e toccamenti a una sua paziente in astinenza da benzodiazepine) e di concorso, con cinque suoi pazienti appartenenti alla polizia penitenziaria, in falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati e di false certificazioni. Per l'accusa, tra il 2015 e il 2016, dopo essere stato istigato, ha giustificato assenze per malattia rilasciando certificati attestanti che i pazienti erano in terapia con psicofarmaci (in quattro casi) e, per un quinto, la non assunzione di terapie e alcolici. L'udienza si svolge davanti al giudice Giuseppe Colazingari. Le indagini del Gruppo Aosta della guardia di finanza sono coordinate dal pm Luca Ceccanti. L'Usl si costituirà parte civile con l'avvocato Corrado Bellora. Bonetti è assistito dai legali Jacques Fosson e Massimo Balì.

 

Nel primo filone dell'inchiesta Bonetti è accusato di violenza sessuale nei confronti di sei donne (cinque pazienti e la madre di un'altra assistita), cessione di sostanze stupefacenti (farmaci), truffa, peculato, corruzione, falso. In questo processo con rito abbreviato sono imputati anche cinque suoi pazienti, dipendenti pubblici accusati di averlo pagato per ottenere certificati compiacenti. La sentenza è attesa il 12 aprile, quando il perito incaricato dal gup Eugenio Gramola relazionerà in merito alla veridicità delle diagnosi fatte da Bonetti. Altri due pazienti, all'epoca dei fatti appartenenti alla polizia penitenziaria, l'11 gennaio scorso sono stati condannati in un processo con rito ordinario a due anni e 10 mesi di reclusione ciascuno, con l'accusa di falsità ideologica in concorso con il medico e di corruzione.

   

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