Valle d'Aosta

Soccorso estremo su Nanga Parbat, salva francese Revol

Scalata di notte a -40 gradi a 7.000 metri. Disperso il compagno

Foto Adam Bielecki

Redazione Ansa

(di Enrico Marcoz)

Tredici giorni in parete, una straordinaria scalata invernale e poi un miracoloso salvataggio grazie ad un'incredibile operazione di soccorso. E' una storia dai grandi aggettivi, anzi da superlativi, quella che ha visto come protagonista l'alpinista francese Elisabeth Revol, prima donna a piantare in inverno i ramponi sulla cima ghiacciata del Nanga Parbat, colosso pachistano di 8.126 metri. Nulla da fare invece per il suo compagno di cordata, il polacco Tomek Mackiewicz.
    Per riportare Revol giù viva dalla montagna è stato fondamentale l'intervento del russo Denis Urubko e del polacco Adam Bielecki, due fuoriclasse dell'alta quota: ieri sono stati prelevati con l'elicottero dal campo base del K2, dove stanno tentando la prima salita invernale, e scaricati sulle pendici del Nanga Parbat. Lei era bloccata a 6.700 metri, in una buca nel ghiaccio, con i piedi congelati e le batterie del telefono scariche. I due alpinisti hanno arrampicato tutta la notte, con temperature fino a -40 gradi, in velocità, limitando le protezioni sui ripidi pendii ghiacciati tra campo 1 e campo 2, per raggiungerla in tempo. L'hanno trovata, riscaldata, rifocillata, sostenuta, e poi piano piano hanno iniziato a scendere. Hanno superato il temibile muro Kinshofer, un verticale risalto roccioso a 6.000 metri, e sono arrivati ad un ripiano a 4.850 metri dove gli elicotteri dell'esercito pachistano, due Ecureuil, li hanno recuperati. Revol è stata trasportata ad Islamabad per essere curata, Urubko e Bielecki sono tornati al K2. Secondo quanto riferito al campo base, prima di partire lei ha voluto rivolgere un ultimo sguardo alla montagna a cui ha dedicato tanti anni della sua vita. Poi ha sorriso. Un sorriso triste, pensando al compagno Mackiewicz, rimasto a 7.200 metri: aveva problemi alla vista e congelamenti, non è più riuscito a scendere. Il team che ha gestito i soccorsi, di cui hanno fatto parte attiva anche gli italiani Daniele Nardi, Agostino Da Polenza, Stefani Mondini, Maurizio Gallo, ha chiesto ai piloti degli elicotteri un'ultima ricognizione per cercare lo scalatore disperso ma le avverse condizioni meteo non lo hanno permesso.
    Il Nanga Parbat, che per un decennio ha cercato ossessivamente di scalare, rimarrà la sua tomba. "L'impossibile è accaduto, sono molto stanco ma molto felice. Sono dispiaciuto che non abbiamo avuto possibilità di aiutare Tomek", ha scritto Bielecki sui social. Per il mondo dell'alpinismo, e non solo, lui e Urubko sono entrati a pieno titolo nell'élite degli eroi della montagna.
   

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