Valle d'Aosta

Tassi di usura al 300%, chiesti 15 anni

Presunta vittima è ex doganiere.Imputato anche dipendente Casinò

Redazione Ansa

Oltre 15 anni di carcere complessivi: è quanto chiesto dal pm Luca Ceccanti nell'ambito di un processo per usura. Gli imputati sono Antonino Verduccio, 66 anni, originario di Taurianova - chiesti 6 anni e 8 mesi reclusione e 15 mila euro di multa - Loris De Antoni (58), di Aosta - 5 anni e 4 mesi, 12 mila euro - Ezio Capello (64), di Aosta - 4 anni e 6 mesi, 9 mila euro - e Remo Voyat (53) di Fenis, valletto al Casinò di Saint-Vincent e in passato finanziere (3 anni, 8 mila euro). L'inchiesta è nata dalla denuncia di un aostano, ex doganiere: "Dalla fine del 2013 - ha detto in aula - non ho più avuto il contributo per la badante dei miei e ho dovuto pagarla io. Ero in difficoltà, così ho chiesto a Capello - l'intermediario, per il pm - se conosceva qualcuno che potesse farmi un prestito". Gli interessi, ha ricostruito la guardia di finanza, arrivavano fino al 294%.
    "Avevo timore di ritorsioni - ha aggiunto - così ho pagato queste persone e non i debiti in banca. La finanziaria non ti viene sotto casa".

L'ex doganiere, "che magari aveva anche problemi dovuti al gioco", era vittima di questo "meccanismo usuraio: io ti do l'assegno, che ha solo funzione di garanzia, ma gli interessi te li pago in contanti, per non lasciare tracce", ha sintetizzato il pm Luca Ceccanti. De Antoni e Verduccio, ha aggiunto, "hanno precedenti per usura". "Capello - ha spiegato l'ex doganiere - mi disse che c'era una persona, Verduccio, che poteva darmi 2.000 euro, ma che i tassi erano pesanti. Gli diedi un assegno non datato da 2.600 euro e all'inizio di ogni mese avrei dovuto consegnarne 600. Dopo 4-5 mesi per ogni giorno di ritardo dovevo versare 50 euro in più. Complessivamente ho dato circa 11 mila euro". "Nello stesso periodo - ha aggiunto - ho iniziato con De Antoni, un assegno da 2.000 euro per 1.700 in contanti. L'ultima persona che mi aveva indicato Capello era un certo Remo. Saremo andati sotto casa sua, a Fenis, 7-8 volte. Lo scambio era un assegno da 1.500-1.600 euro, postdatato di un mese, per 1.200 euro in contanti. Prendevo dagli uni per pagare gli altri". Il maresciallo delle fiamme gialle che ha seguito il caso, ha riferito: "Dalle indagini tecniche e dagli accertamenti bancari non è emerso nulla. Durante la perquisizione domiciliare, Voyat ci ha consegnato degli appunti e degli assegni, catalogabili però come prestiti personali". "Le indagini si basano solo sulle dichiarazioni" del querelante, "che si è costituito parte civile e ha chiesto 50 mila euro" ha ribattuto l'avvocato Francesco Pesce, che assiste Remo Voyat. Dichiarazioni, ha aggiunto il legale, che sono "prive di riscontri. Il mio assistito si è fidato di un amico. E' vietato prestare soldi a un amico in difficoltà?". Il processo proseguirà il 29 novembre.
   

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