Valle d'Aosta

Clinica per tossicodipendenze colabrodo

Dirigenti indagati per frode, infermiera e paziente per spaccio

Redazione Ansa

BRUSSON (AOSTA) - Gravi carenze di personale, anche un solo operatore per controllare i pazienti dei gruppi 'dipendenze' e 'disturbi del comportamento alimentare'. Tanto che un giovane che era in cura è indagato per spaccio: avrebbe ceduto nella struttura eroina e cocaina comprate dopo essersi allontanato indisturbato. Ma anche l'allora responsabile delle infermiere - Paula Dochitanu (30) di Donnas (peculato e spaccio) - sorpresa con metadone e altri farmaci. E' quanto emerge con la chiusura dell'inchiesta - relativa al luglio-ottobre 2016 - della procura di Aosta sulla clinica di recupero Residenza Dahu di Brusson.

Sono indagati per concorso in frode nelle pubbliche forniture Luca Arnaboldi (36) di Como, amministratore delegato di C.S.M. Srl, che gestiva la clinica, Paolo Girobono (60) di Opera (Milano) in qualità di responsabile del Nucleo psichiatria e dipendenze della struttura e Francesca Aldegheri (38) di San Martino Buon Albergo (Verona), responsabile di area della cooperativa Codes, che forniva il personale.

Turni con troppo poco personale - Arnaboldi, Girobono e Aldegheri,secondo il pm, avevano omesso di "adibire adeguato personale all'assistenza degli ospiti della struttura, che nel frattempo si erano incrementati essendo state appena create le divisioni dei pazienti 'cronici o lungodegenti' e 'minori psichiatrici'". Per questo erano stati riscontrati "51 turni anomali, al di sotto degli standard contrattualmente previsti con mancato rispetto del 'minutaggio', riscontrato quantomeno nei giorni 26, 28, 29 giugno, 11 e 15 luglio, 13 settembre 2016". Cosi' i tre, per la procura, hanno "commesso frode nell'esecuzione del contratto di fornitura con l'azienda Usl della Valle d'Aosta e comunque nell'adempimento degli obblighi contrattuali ad un pubblico servizio". L'accordo siglato con l'Usl il 29 maggio 2015 prevedeva infatti, tra l'altro, "la garanzia di un'adeguata e globale assistenza nell'arco delle 24 ore, l'attuazione di un percorso terapeutico e riabilitativo, la segnalazione di ogni episodio che potesse comportare una modificazione del quadro clinico dei pazienti" e la garanzia di un "corretto rapporto numerico tra operatori e ospiti".

Metadone nella borsa dell'infermiera - Nella borsa dell'infermiera Paula Dochitanu - secondo quanto ricostruito dalla procura - era stato trovato un flacone contenente un residuo di metadone relativo a un paziente oltre a quattro compresse di bruprenorfina da 8 mg (farmaci usati per la terapia delle tossicodipendenze). A casa sua erano poi stati rinvenuti quattro flaconi di un medicinale usato per curare la dipendenza da alcol (Alcover Ghb 17,5% da 10 ml). Sostanze che, per gli inquirenti, deteneva "a fini di spaccio".
   

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