Umbria

Crescono le dimissioni protette per i pazienti fragili

Nuovo percorso grazie alla sinergia ospedale di Perugia-Usl 1

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 07 SET - Potenziamento della presa in carico dei pazienti che necessitano di continuità terapeutica ed assistenziale dopo la dimissione ospedaliera, riduzione dei tempi di attesa e maggiore integrazione tra equipe ospedaliera e territoriale al fine di individuare il setting assistenziale più appropriato alle esigenze dei pazienti: sono i punti salienti del nuovo modello organizzativo delle dimissioni protette messo a punto grazie alla sinergia interaziendale tra l'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia e la Usl Umbria 1, volto a definire un approccio uniforme per la gestione del percorso. Le dimissioni protette - spiega l'azienda ospedaliera - sono quell'insieme di azioni che costituiscono il processo organizzativo del passaggio del paziente da un ambito di cura ad un altro. Si applicano a persone fragili, prevalentemente anziane, affette da quadri clinici complessi e con pluripatologie croniche, per assicurare la continuità del percorso di cura e assistenza dopo la dimissione ospedaliera.
    Questo vale anche nel caso di persone ricoverate che hanno necessità di continuità delle cure solo di tipo prestazionale (ferite chirurgiche, lesioni da decubito, eccetera). Si tratta di una dimissione pianificata e concordata tra il reparto ospedaliero, i servizi territoriali, l'assistito, i suoi familiari e il medico di famiglia.
    Il progetto ha visto il coinvolgimento di un gruppo di lavoro multidisciplinare delle due aziende e la sperimentazione è partita a marzo 2022. È stato anche creato, all'interno dell'azienda ospedaliera di Perugia, un nucleo operativo per la continuità delle cure che centralizza tutte le richieste provenienti dai reparti, elabora i casi, integra le informazioni, monitora l'evoluzione dei pazienti, aggiorna la Centrale operativa territoriale.
    Dal nucleo operativo sono state erogate 1.312 consulenze nei primi sei mesi del 2023 (segnando un 43% in più rispetto allo stesso periodo del 2022) con l'attivazione, nella maggior parte dei casi, di Assistenza domiciliare integrata e il trasferimento in Rsa di 109 pazienti, con una costante riduzione dei tempi di attesa di presa in carico da parte del territorio. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it