Umbria

Libro ex pm, mi assilla che Meredith non avrà giustizia

Mignini ripercorre la vicenda, soffermandosi su atti e persone. Come Amanda Knox, assolta per il delitto ma personaggio centrale nella vicenda

Redazione Ansa

"Meredith è stata brutalmente uccisa, lontana da casa e i suoi familiari, che si sono distinti per l'assoluto rispetto della giustizia italiana e per la grandissima dignità con cui hanno sopportato il loro dolore, non hanno ottenuto giustizia e non la otterranno più. E questo è il pensiero che continuamente mi assilla": a scriverlo è il magistrato ora in pensione Giuliano Mignini nel libro dedicato al "Caso Meredith Kercher. Una vicenda giudiziaria tra due continenti", del quale è stato pm. Pubblicato per Morlacchi editore.
    In oltre 300 pagine, nelle quali si parla anche del "lago Trasimeno e 'mostri' di Firenze", Mignini ripercorre la vicenda, soffermandosi su atti e persone. Come Amanda Knox, assolta per il delitto ma personaggio centrale nella vicenda. "Una ragazza che non è stata capita qui in Europa" scrive di lei.
    "Non cambio idea sull'impianto accusatorio" sottolinea comunque parlando con l'ANSA l'ex pm Mignini. "Cos'è successo in questo processo? Io la mia risposta ce l'ho ma lascio ai lettori" scrive nel libro.
    Di Meredith Kercher, Mignini ricorda in particolare occhi ed espressione: "la ragazza, dopo la terribile agonia che doveva aver provato, aveva come ricomposto la sua espressione che appariva quasi serena e di una grande dolcezza".
    Rivela la "mano tesa di Amanda" Knox, la richiesta d'incontro dell'aprile 2019 rifiutata in quanto era ancora in magistratura (si sono poi visti nel giugno scorso).
    Per l'ex pm Rudy Guede, l'unico condannato e ora tornato libero per fine pena, "era il 'vaso di coccio' dei tre".
    Di Raffaele Sollecito, assolto, Mignini parla come "il personaggio più enigmatico, indecifrabile e che aveva più sofferto nella sua vita", "rimasto ostinatamente ostile alle indagini e agli inquirenti".
    C'è poi Amanda Knox, di Seattle, "presentata, all'inizio delle indagini, almeno senza una mia decisa opposizione, come una sorta di 'circe' e 'insaziabile' seduttrice o 'diavolessa' o 'strega', con quel suo curioso soprannome di 'Foxy Knoxy'".
    "L'idea che mi sono fatto della ragazza di Seattle è che si trattava e si tratta, invece, di una normalissima ragazza dell'estremo Ovest statunitense, molto estroversa ed estremamente curiosa", scrive Mignini. 
   

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