Umbria

La Voce, "'Baby gang': noi cosa facciamo?"

Approfomdimento nell'ultimo numero del settimanale

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 04 AGO - "'Baby gang': noi cosa facciamo?": se lochiede il settimanale cattolico la Voce che - nel suo ultimo numero, già online - analizza la questione con un approfondimento.
    "Sono gruppi di adolescenti - scrive Riccardo Liguori nell'editoriale in prima pagina - figli a volte di extracomunitari ma anche di italiani, che spesso non si rendono conto che le loro 'bravate' (come le definì il Manzoni) sono dei veri e propri reati. Prepotenza e bullismo spesso degenerano nell'illegalità. Siamo in piena emergenza educativa, accentuata dalle conseguenze della pandemia, ma non riguarda solo gli adolescenti. Alcuni di loro hanno frequentato il catechismo e l'oratorio, ma cosa gli è rimasto degli insegnamenti umani e cristiani ricevuti dagli adulti? Poco o nulla! Per questo sulle baby gang dobbiamo interrogarci a fondo come adulti, dai rappresentanti delle istituzioni civili preposte in materia alla Chiesa. A richiamare l'attenzione sul fenomeno è stato di recente un giovane parroco perugino don Nicolò Gaggia. Si tratta di una vera e propria denuncia del degrado sociale dovuto a 'un disagio minorile che sta sfociando, in una certa forma, in criminalità', sostiene don Nicolò. Fenomeno - si sottolinea - su cui si registra l''omertà degli adulti".
    "Alla politica, alle istituzioni civili, religiose e scolastiche - si legge ancora - rivolgiamo il nostro appello: le baby gang non abbiano futuro! Come? A iniziare dal contenere con politiche efficaci un altrettanto inquietante fenomeno da cui traggono linfa le stesse gang: la dispersione/evasione scolastica che in Umbria, dagli ultimi dati Istat elaborati, supera l'11%".
    Il settimanale ha anche chiesto un parere a Roberto Contu, insegnante e scrittore.
    "C'è una forte esigenza di gruppo - ha spiegato, fra l'altro, Contu - perché il gruppo ci dà un'identità, e questa esigenza sta aumentando perchè nella nostra società sono venuti meno i luoghi di aggregazione, come 'il muretto' o la piazza". "La speranza - ha osservato - va sempre tenuta alta. Questa generazione sta in un deserto ma ricordiamoci che molti giovani fanno cose bellissime". (ANSA).
   

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