Umbria

Stramaccioni ricorda Mandarini, ultimo presidente emanazione Pci

"Mai aderito a Pds e alle successive trasformazioni del partito"

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 15 MAR - Francesco Mandarini è stato l'ultimo presidente della Regione Umbria emanazione del Pci.
    "Non ha mai aderito al Pds e alle successive trasformazioni del partito" ricorda parlando con l'ANSA Alberto Stramaccioni, uno dei massimi dirigenti umbri del Pds, dei Ds e del Pd, oltre che deputato per l'Ulivo.
    Morto all'età di 80, Mandarini ha ricoperto il ruolo di presidente della Regione Umbria dal 1987 al 1991 quale esponente dell'allora Partito Comunista Italiano. Negli anni '90 abbandonò l'attività politica diretta.
    Pci che è stato quello che ha annoverato, dal 1970 in poi (anno in cui si svolsero le prime elezioni regionali in Umbria), tre presidenti in totale (prima di Mandarini anche Pietro Conti e Germano Marri), governando dal 1970 al 1992 con il Partito socialista italiano.
    Nel 1987, a 45 anni, Mandarini viene quindi eletto presidente della Giunta regionale dell'Umbria in sostituzione del dimissionario Marri, candidato al parlamento per la lista del Pci.
    Nel 1991 però, dopo il cambio del nome e del simbolo, ci fu la rottura con il nuovo partito e le sue dimissioni da presidente della Regione. Francesco Ghirelli, segretario uscente del Pds umbro, fu designato dal partito per sostituire alla guida della Giunta regionale dell'Umbria (Pds-Psi) Mandarini, il quale, dopo quattro anni, andò a presiedere la Sipra, la società di raccolta pubblicitaria della Rai.
    La candidatura di Ghirelli fu approvata all'unanimità dal gruppo del Pds alla Regione. I membri del coordinamento regionale di Rifondazione comunista, invece, votarono contro il nuovo presidente della Giunta, sottolineando che la vicenda della sostituzione di Mandarini era stata condotta, secondo loro, "con procedure a dir poco antidemocratiche".
    Così commenta la vicenda ancora Stramaccioni: "Si dimise perché, come disse lui stesso, si sentiva isolato dopo che il partito aveva cambiato nome e simbolo e aderì alla mozione di Bassolino.
    Per la questione del cambio del nome e del simbolo si rifiutò di andare in Parlamento ma rimase a fare il consigliere regionale fino al '95. Successivamente non si riconobbe più in nessuna organizzazione politica". (ANSA).
   

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