Umbria

In piazza a Perugia "Una vita da social"

Prefetto e questore visitano il mezzo appositamente attrezzato

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 22 NOV - Ha fatto tappa in piazza IV Novembre, nel centro di Perugia, la campagna educativa itinerante "Una vita da social", realizzata dalla polizia di Stato nell'ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori, in collaborazione con il ministero dell'Istruzione.
    A visitare il mezzo dedicato all'iniziativa sono stati il prefetto Armando Gradone e il questore Giuseppe Bellassai, insieme all'assessore Luca Merli. Ad accoglierli la dirigente del Compartimento della polizia Postale dell'Umbria Michela Sambuchi.
    Obiettivo di "Una vita da social" è di prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un'opera di responsabilizzazione in merito all'uso della "parola". Oltre che a Perugia la campagna sarà anche a Norcia e Spello.
    "I genitori - ha detto Gradone - fanno sempre più fatica a guidare i figli nell'uso corretto dei social e quindi si pone un problema di crescita di consapevolezza. All'età dei ragazzi adolescenti ai quali si si rivolge l'iniziativa la percezione del pericolo non è ancora presente e non può esserlo. C'è però anche un problema che riguarda la crescita degli adulti dei pericoli che si annidano nella rete".
    Il questore ha quindi sottolineato che "diventano sempre di più i reati collegati a un uso distorto della Rete". "Mi pare - ha aggiunto - ci sia un problema di educazione all'utilizzo di un mondo quale quello del web del quale sicuramente non possiamo più fare a meno ma che presente rischi sotto gli occhi di tutti.
    Soprattutto per i ragazzi e i più giovani. La Polizia di Stato è impegnata in un'opera di educazione complessiva dei giovani studenti e mi auguro insieme a tutti gli altri enti che si occupano della formazione culturale delle giovani generazioni di mettere insieme progetti rivolti a studenti di qualsiasi età che ci consentano di andare presso le scuole e raccontare quello che è necessario per far comprendere meglio certe problematiche.
    Come anche il bullismo che - ha concluso Bellassai - non è sempre e solo quello sul web". (ANSA).
   

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