Umbria

Habib Mahboobullah: 'A Perugia studio ma le mie sorelle non possono'

"Per le donne sarà dura e con i talebani non posso tornare"

Redazione Ansa

 "L'Afghanistan con il ritorno dei talebani non avrà futuro e sono preoccupato per la mia famiglia.
    In particolare per le mie mie quattro sorelle che non potranno più lavorare o studiare. Per le donne sarà davvero molto dura": a parlare è Habib Mahboobullah, afghano ventinovenne, costretto sei anni fa a lasciare il suo Paese per "un problema con un talebano molto potente che all'epoca era anche membro del parlamento. Mi voleva morto", racconta all'ANSA dalla sua stanza di nemmeno dieci metri quadrati, al terzo piano di un palazzo a ridosso del centro storico di Perugia.
    Habib, dopo avere attraversato l'Iran, la Turchia, la Grecia e per ultima la Norvegia - dove vive sua moglie, afghana, con il loro bimbo di quasi due anni - è arrivato in Italia nel novembre del 2019 grazie al programma internazionale chiamato "sussidiaria", protezione riservata ai perseguitati e a Perugia sta studiando l'italiano anche con il sostegno della Caritas diocesana.

"Ma in questi giorni non riesco a stare sui libri - spiega Habib - il mio pensiero è solo rivolto a mia mamma, a mio padre e ai miei fratelli e sorelle che vivono a Baghlan, una città che dista circa sei ore di macchina da Kabul".
    Il tablet, da dove segue le notizie e chiama attraverso internet la sua famiglia, è sul tavolinetto assieme ai pacchi di biscotti. Accanto c'è il letto con un vecchio materasso e dall'altra parte il lavandino. Il ventilatore al centro della stanza è sempre accesso. Il suo italiano non è ancora perfetto, a volte sente l'esigenza di tornare su concetti già espressi per rafforzarli. Lo fa ad esempio per le condizioni che si troveranno a vivere le donne della sua terra, mostrando così di non credere alle promesse dell'Emirato islamico. "Ora le ragazze del mio Paese - dice - dovranno starsene chiuse in casa".
    
   

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