Umbria

Card.Bassetti, troppi ritardi su occupazione giovani

"Chiudere questo cantiere nel più breve tempo possibile"

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 23 GIU - "Avete scelto un bel titolo per questo incontro che mi permetto di citare come invito all'impegno attivo: 'Giovani e lavoro. Un cantiere che non ammette ritardi'. È proprio così: sono troppi anni che parliamo della disoccupazione giovanile. Dobbiamo cercare di chiudere questo cantiere nel più breve tempo possibile e inaugurare un nuovo edificio. Un edificio in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze possano veramente sviluppare la loro personalità e, soprattutto, essere i protagonisti del mondo di oggi e della società del futuro". E' quanto ha affermato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia, intervenendo all'incontro promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro dell'archidiocesi a Compignano di Marsciano. "L'assenza di lavoro (o il suo opposto, l'idolatria del lavoro) svilisce l'animo umano - ha detto ancora il cardinale - e porta molti giovani alla rassegnazione, all'umiliazione e alla perdita di speranza".
    Entrando nel merito del rapporto giovani e lavoro, il cardinale Bassetti - riferisce una nota dell'archidiocesi - ha parlato delle vicende lavorative "non moralmente accettabili", riferendosi, ha detto, "ad esempio, alla pratica dei lunghi tirocini gratuiti; oppure ad alcune forme di collaborazione con remunerazioni discutibili; ad alcuni orari di lavoro troppo impegnativi; e infine, nel caso delle donne, a quella sottile condizione di ricatto morale, più o meno esplicita, che si viene a creare in alcune situazioni lavorative in caso di gravidanza".
    "Abbiamo un grande obiettivo che, come avrebbe detto La Pira, è direttamente ispirato dal Vangelo: costruire un mondo del lavoro - ha auspicato Bassetti - che sappia valorizzare appieno il talento dei nostri giovani e che possa permettere di armonizzare la vita familiare con quella lavorativa. Per fare tutto questo, occorre costruire in definitiva una società più giusta. Una società che sappia coniugare lo sviluppo economico del nostro Paese con le legittime aspirazioni dei nostri ragazzi". (ANSA).
   

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