Umbria

Vissani, ristoranti chiusi? prima Governo mandi i soldi

Per lo chef "quello che sta accadendo è una vergogna"

Redazione Ansa

(ANSA) - PERUGIA, 14 DIC - "Vogliono richiudere i ristoranti per le feste di Natale? Nessun problema, ma prima di deciderlo il Governo ci invii i soldi per salvare le nostre aziende, pagare i dipendenti e i fornitori": a dirlo all'ANSA è Gianfranco Vissani, maestro della cucina italiana e fondatore di Casa Vissani, il ristorante stellato in riva al lago di Corbara, non lontano da Orvieto. "Quello che sta accadendo è una vergogna" aggiunge.
    Il ristorante stellato oggi è gestito dal figlio di Vissani, Luca. "Abbiamo deciso di riaprire - ha spiegato quest'ultimo - da quando l'Umbria è tornata in fascia gialla nella lotta al Covid, ma l'abbiamo fatto solo per necessità, nella speranza di racimolare qualcosa per pagare i nostri dipendenti. Dal governo - aggiunge - abbiamo ottenuto 1.200 euro da marzo a oggi, il ristori richiesto a novembre ancora non si è visto".
    Luca e Gianfranco Vissani snocciolano un lungo elenco di uscite che quotidianamente devono sostenere. "Un'attività come la nostra - hanno spiegato - ha spese per 4 mila euro al giorno.
    Al momento abbiamo sei dipendenti in cassa integrazione e 12 al lavoro". "Se non fossimo ricorsi alla 'cassa' - ha sottolineato il giovane Vissani - oggi avremmo chiuso l'attività".
    Oltre a invocare il taglio delle accuse per energia, acqua e carburanti, adesso chiedono soprattutto certezze e lanciano una provocazione. "Il Governo - ha detto Luca Vissani - sta giocando sulla nostra pelle e soprattutto sul fatto che noi ristoratori italiani non siamo coesi. Questo sarebbe il momento di dare vita a una grande manifestazione di protesta. Per Natale e Capodanno tutti i ristoranti d'Italia dovrebbero decidere di restare aperti".
    Le certezze che i Vissani chiedono sono legate proprio alle decisioni da prendere per le festività natalizie "Vogliamo sapere subito - ha ribadito Luca Vissani - cosa potremo fare tra il 24 dicembre e il 6 gennaio, dobbiamo ordinare la merce, organizzare il lavoro con i collaboratori. Quando pensano di dirci cosa possiamo o non possiamo fare?". (ANSA).
   

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