Umbria

La sorella di Meredith: "Delusa dalla giustizia italiana, grata agli italiani"

"Difficile darsi pace non sapendo esattamente cosa successe"

Redazione Ansa

"È difficile darsi pace non sapendo esattamente cosa successe quella sera": lo ha sottolineato Stephanie Kercher in una lettera al legale della famiglia, l'avvocato Francesco Maresca, a dieci anni dall'omicidio di Perugia. Stephanie si è detta "delusa dal sistema giuridico italiano in quanto si è contraddetto più volte nelle sue decisioni e non ha cercato nuove piste investigative".
   
"Che si creda all' innocenza o alla colpevolezza degli accusati - ha sottolineato Stephanie Kercher -, ci sono ancora delle contraddizioni, per non parlare del fatto che non ci è mai stato comunicato nulla di ulteriori investigazioni su altre possibili parti coinvolte. Rudy Guede, che al momento sta scontando la sua sentenza, è stato condannato sulla base di non aver agito da solo, ma non essendoci nessun altro a processo o condannato, questo ci fa avere molte domane sia a noi come famiglia sia a chi sta seguendo il caso".   

"Siamo grati e per sempre lo saremo al popolo italiano per il suo supporto e la sua bontà nel ricordare Mez", ha detto Stephanie Kercher. Meredith - ha ricordato la sorella - "vedeva l'Italia come casa sua". "Una ragazza - l'ha definita - amica di tutte le persone che incontrava, leale, premurosa e empatica. Una ragazza che inoltre difendeva i suoi ideali, e se stessa. Di una cosa posso essere in fatti certa: l'ultima volta che l'ho vista, quando ho toccato il suo corpo freddo dandole un ultimo bacio sulla guancia, ho visto sul suo volto una chiara determinazione di vivere. Nonostante la lotta che aveva sostenuto - ha concluso Stephanie Kercher - la sera del primo di novembre pur essendo in inferiorità numerica".

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