Toscana

Al pediatrico Meyer il 'verde che cura'

Inaugurato giardino fiorito davanti al reparto di oncomatologia

Redazione Ansa

(ANSA) - FIRENZE, 29 NOV - Un giardino fiorito davanti al reparto di oncoematologia. Si chiama 'Il verde che cura' il progetto che l'ospedale pedtarico Meyer di Firenze ha inaugurato per i piccoli pazienti che si trovano in ospedale per curare una patologia neoplastica.
    L'area, realizzata con la consulenza scientifica del professor Stefano Mancuso e del team di Pnat (Project Nature), si compone di due grandi spazi verdi, integrati con i preesistenti, per aumentare l'azione benefica che le piante apportano ai piccoli pazienti e ai loro familiari, tranquillizzandoli, migliorandone le capacità di socializzazione, alleviandone lo stress, diminuendo il rischio di depressione e i tempi di degenza. Una prima terrazza è stata riempita di fogliami aromatici e fiori profumati per un effetto immersivo nella natura. Nelle vasche a terra previsti esemplari con forte presenza olfattiva programmati per apparire in successione nell'arco dell'anno. Anche la terrazza esterna alle camere di degenza si è trasformata in una 'giungla verde': affacciandosi alla finestra il panorama sarà ovattato da un filtro di piante.
    "Uno degli obiettivi della Fondazione Meyer - spiega Gianpaolo Donzelli, presidente della Fondazione Meyer - è quello di garantire che i bambini e gli adolescenti possano trovare al Meyer una dimensione che consenta loro di sentirsi a casa e di affrontare al meglio il disagio e le paure che la malattia può portare nella loro quotidianità. Questo progetto, dedicato a un reparto delicato quale è l'oncoematologia, ha un valore aggiunto: il fatto di aver lavorato in rete con altre eccellenze del territorio per il bene comune". Per il direttore generale del Meyer Alberto Zanobini l'ospeda pediatrico "con questo progetto si vuole porre anche in questo campo al passo con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita dei nostri piccoli pazienti, delle famiglie e dei nostri operatori".
    Il progetto è stato supportato da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula, in collaborazione con Fondazione Cesvi.
    (ANSA).
   

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