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Vela: la seconda vita di Giulia, coach Usa ai Giochi

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 02 MAG - Quattro Giochi da atleta e la cinquina olimpica arriverà a Tokyo, ma da coach. La storia a cinque cerchi di Giulia Conti, in estate, si arricchirà di un nuovo capitolo. La 35enne ex velista romana, che si ritirò nel 2016, dopo la partecipazione alla rassegna di Rio, ha intrapreso una nuova avventura con la nazionale statunitense di vela, prendendosi anche qualche bella soddisfazione: come quella di vincere il premio di miglior allenatrice 2020, grazie ai risultati ottenuti dalla coppia formata da Stephanie Roble e Maggie Shea (bronzo ai Mondiali di Geelong, secondo posto alla Kieler Woche) nella Classe 49er. "Per la prima volta il premio 'national coach of the year' è andato a un allenatore non americano. Un orgoglio per me - racconta, all'ANSA, Giulia Conti -. Questo riconoscimento mi dà motivazioni nuove e mi induce a fare sempre meglio. Questo premio nasce dal terzo posto nel Campionato del mondo dell'anno scorso, che le ragazze ottennero in Australia ed è valso come selezione per le Olimpiadi. Mi sono state riconosciute anche nuove metodologie di allenamento, l'approccio attraverso la raccolta e lo studio dei dati. Nel mio lavoro la parte organizzativa è determinante: il metodo da me adottato è stato adottato dalla Federvela a stelle e strisce.
    Nelle classi olimpiche, per esempio, lo studio della telemetria della barca è importante. Del resto, noi siamo l'ala povera della vela, ma anche la base". La Conti da coach affronterà Olimpiadi del tutto diverse da quando regatava. E non solo dal punto di vista dell'approccio agonistico alla manifestazione. La pandemia porta con sé ansie e timori. "Sarà un'Olimpiade strana, ancora non sappiamo quando andremo a Tokyo, né se faremo la quarantena, sappiamo niente al momento - fa notare Giulia -. Di certo si sa che avremo poca interazione con l'esterno, amici e parenti non potranno esserci, le 'mie' ragazze sono molto deluse da questo aspetto. La paura più grande è che non si riesca a gareggiare per dei casi di positività, noi ci siamo vaccinate, ma i timori ci sono sempre. C'è preoccupazione e ansia per gli atleti". Italia e Stati Uniti, due modi diversi di 'veleggiare' e di mettere a punto le strategie di preparazione. "La differenza più grossa è che da noi la Federazione supporta molto di più gli atleti, negli Usa no. Gli atleti diventano i manager della propria campagna olimpica, trovandosi anche gli sponsor.
    L'aspetto organizzativo tocca agli atleti. Se non trovi i soldi, malgrado il talento, a volte non puoi andare avanti. In Italia accade esattamente il contrario". Da ex velista Giulia Conti ha un sogno nel cassetto: "Sarebbe bello vedere qualche donna su una barca dell'America's Cup. Un sogno non credo solo mio. Non tutto ci è dovuto solo perché siamo donne, ma provare si può".
    Gli exploit di Luna Rossa l'hanno appassionata: "All'inizio, se devo essere sincera, ero un po' scettica sui catamarani, speravo si tornasse al format di Valencia 2007. Alla fine, però, mi sono appassionata e divertita, come è accaduto a milioni di italiani.
    Si vedeva il progresso della tecnologia, ora spero non cambiano nuovamente e spero ci siano più team in gara". (ANSA).
   

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