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Vasco infiamma San Siro, qui si fa la storia

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 2 GIU - Un giorno lontano qualcuno racconterà una storia iniziando con "c'era una volta Vasco..." ma non è detto che gli crederanno. Potrà mostrare i video, tentare di spiegare il suo mondo di eccessi e poesia, ma le sue parole migliori non riusciranno a rendere l'energia del concerto. Chi era allo stadio San Siro per la prima delle sei date milanesi del "Vasco Non Stop Live 2019" condivide un segreto con migliaia di fedeli del rock, pellegrini arrivati da tutta Italia per urlare col Komandante. Lui inizia puntuale, appare sul gigantesco palco in una nuvola di fumo e luci alla Blade Runner, arriva da un altro tempo. 'Qui si fa la storia' è il titolo della prima traccia e la promessa per le successive due ore e mezza. Per i primi minuti sembra di precipitare da un palazzo alto 11 piani, come il palco, Vasco spara in sequenza 'Mi si escludeva', 'Buoni o cattivi', 'La verità'. Con 'Quante volte' si riprende fiato ma dura un attimo, ci pensano 'Cosa succede in città' e 'Cosa vuoi da me' a far tremare i polsi. Vasco non è un reduce del rock, detta ancora la linea. "Io sto male e te lo voglio urlare" grida in 'Vivere o niente', poi ruggisce nel microfono e sui maxischermo arriva il fuoco a sottolineare 'Fegato spappolato'. 'Asilo Republic' e 'La fine del millennio' scivolano veloci seguendo il tono punk-rock assicurato in conferenza stampa. In un attimo si è al primo interludio, il pubblico da sold out (58mila persone) accoglie la voce di Beatrice Antolini (una polistrumentista che in postazione ha più braccia della dea Kali) e il lungo assolo di chitarra di Steve Burns che dialoga con le tastiere di Alberto Rocchetti. Si ricomincia con 'Portatemi Dio' e gli 'Spari sopra', il light designer Giovani Pinna sceglie il rosso per sottolineare il momento, mentre la regia di Pepsy Romanoff accompagna il Blasco con una narrazione per immagini che non supera mai (per fortuna) le sue parole. "Io no, non ti lascerò mai" canta rivolto al suo pubblico e al momento di 'Rewind' scoppiano reggiseni come i fuochi d'artificio della chiusura. Qualcuno arriva sul palco, Vasco ne afferra uno, lo bacia e lo rilancia indietro ringraziando. 'Vivere' è una preghiera, Vasco si appoggia all'asta come in raccoglimento, è il suo inginocchiatoio. Il silenzio è interrotto solo dalla voce del venditore sugli spalti: "2 euro acqua". 'La nostra relazione', 'Tango (della gelosia)', 'Senza parole' gonfiano i cuori. 'Sally' li scioglie tutti. Con 'Siamo solo noi' appare sullo schermo un Vasco in versione 'Quarto stato del rock', lui in testa a guidare la sua gente come nel capolavoro di Pellizza da Volpedo. 'Canzone' si fonde con una 'Vita spericolata' piano e voce quasi sussurrata dopo il pugno allo stomaco dei decibel pompati da Frank Nemola (fiati), Andrea Torresani (basso), l'americano Matt Laug (batteria), Vince Pastano (chitarra e arrangiamenti) e il mitico Claudio 'Gallo' Golinelli (basso guest-star). "In bocca al lupo a tutti, ce la farete tutti" è la benedizione di Vasco ai fan e poi saluta chi si è goduto lo spettacolo dall'alto: Massimo Riva, suo amico e chitarrista scomparso proprio 20 anni. "Ciao Massimo, sei sempre con noi". Chiude 'Albachiara' e stavolta perfino i venditori egiziani si fermano per cantare. Non c'è bis, non occorre, nessuno si lamenta. Vasco non ha dimenticato nulla. (ANSA).
   

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