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Da Samarate a Sava, 10 anni di stragi in famiglia

Fatti di sangue consumati all'interno delle mura di casa

Redazione Ansa

   La strage in famiglia avvenuta oggi in una villetta alla periferia de L'Aquila dove l'ex primario di Urologia dell'ospedale di Teramo ha ucciso la moglie e due figli per poi togliersi la vita è solo l'ultima, in ordine di tempo, avvenuta in Italia negli ultimi dieci anni. Un lungo elenco di episodi simili, fatti di sangue consumati all'interno delle mura di casa.
   
   Il 4 maggio dello scorso anno Alessandro Maja ha ammazzato a martellate la moglie e la figlia minore nella loro casa a Samarate. Unico sopravvissuto il figlio 23enne Nicolò, che è rimasto ferito gravemente. Il 57enne ha tentato di uccidersi dandosi fuoco, senza riuscirci. Una settimana dopo, reo confesso, ha cercato di spiegare i due omicidi e il tentato omicidio dei familiari con "l'ossessione per i debiti".

    Questioni economiche che sono anche il movente di quanto compiuto il 26 gennaio del 2022 da Angelo Tardino, 48 anni, a Licata, in Sicilia. L'uomo, utilizzando una pistola Beretta, ha ucciso il fratello minore. Poi ha cercato, stanza per stanza, tutti gli altri componenti della famiglia. Con la stessa pistola ha freddato la cognata e con un'altra rivoltella ha ucciso i due nipoti di 15 anni e 11 anni.

    Nel 2017 altra strage. A Sava, in provincia di Taranto, un appuntato dei carabinieri di 53 anni, Raffaele Pesare, ha ucciso con la pistola d'ordinanza, sparando da distanza ravvicinata e in rapida successione, suo padre Damiano, sua sorella di 51 anni e suo cognato di 65 anni.

   Nel dicembre del 2016 l'orrore si sposta a Frattaminore, in provincia di Napoli, dove Gennaro Iovinella, disoccupato di 50 anni, prima di togliersi la vita, uccide la moglie sbattendole la testa al muro e soffocando nel letto il figlio di appena 3 anni. Un mese prima, a Genova, Mauro Agrosì, poliziotto cinquantenne, ha sparato e ucciso con la pistola di ordinanza la moglie, le due figlie e poi si è tolto la vita.

    Moglie e due figlie sono anche le vittime dell'informatico 31enne Carlo Lissi che, nel giugno del 2014 nella villetta di famiglia a Motta Visconti, in provincia di Milano, uccise la donna a coltellate dopo aver fatto l'amore e poi sgozzò i due bambini di 5 anni e 20 mesi. Un massacro "agghiacciante - scrisse il giudice nella sentenza di condanna all'ergastolo - nella sua enorme sproporzione".

    Nel 2013 altro evento tragico. A maggio, a Sannicandro in provincia Bari, Michele Piccolo ha ucciso la moglie e i due figli mentre a Solofra, in provincia di Avellino, il 19 giugno del 2012, un uomo di 40 anni, di nazionalità indiana, ha ucciso la moglie e una delle sue due figlie piccole e quindi si è tolto la vita.

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