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Ai Weiwei dialoga con il Rinascimento a Mantova

Inaugurata rassegna che rimarrà aperta sino al 6 giugno

Redazione Ansa

di Alessandro Mortari

Un dialogo tra l'arte contemporanea, dissacrante e controcorrente ma piena di impegno civile, dell'artista cinese Ai Weiwei, maestro della modernità, e quella rinascimentale, altrettanto fuori dagli schemi per l'epoca, di Giulio Romano. E' la mostra 'Il giardino incantato' inaugurata oggi per la stampa a Palazzo Te, il capolavoro giuliesco a Mantova , e che da domani sarà a disposizione del pubblico fino al 6 giugno. Nelle sale affrescate di quella che fu la reggia estiva dei Gonzaga trovano posto dieci opere inedite del poliedrico artista cinese, tuttora agli arresti domiciliari a Pechino perché ritenuto scomodo dal regime cinese, composte da cento sculture, da lui ideate appositamente per questa occasione. "E' stata la sfida che gli ho lanciato io qualche anno fa quando andai da lui a Pechino - ha detto oggi al vernissage Sandro Orlandi Stagl, curatore della rassegna assieme a Mian Bu, su un'idea di Origini di Paolo Mozzo -.

Gli ricordai che era uno degli artisti più popolari al mondo ma che mai aveva esposto in un contesto come quello che gli proponevo. Accettò subito questo dialogo tra arte contemporanea e arte rinascimentale, sicuro di stupire". E' nato, così, 'Il giardino incantato', un allestimento che si allarga in quasi tutte le stanze del Te, coinvolgendo anche quelle più famose, e cioè la sala dei Giganti e la sala dei Cavalli. In queste ultime vi sono le installazioni che danno l'idea dell'incanto che poi svanisce nella disillusione facendo tornare il visitatore alla realtà di tutti i giorni dove l'etica non è mai legata all'estetica come invece vorrebbe la tradizione orientale. Nella sala dei Cavalli ci sono 91 cavallini riproduzione di una vecchia ceramica Tag Saicai ma dipinti in vernice metallizzata, che il curatore ha collocato in una struttura che fa il verso alla fossa in cui fu ritrovato il famoso esercito di terracotta. Ai Weiwei - 57 anni, architetto, designer, scultore, fotografo, blogger e attivista per i diritti umani - con la sua creazione sfida lo scempio culturale che, secondo lui, il governo pechinese compie ogni giorni nei confronti della cultura tradizionale cinese. Stessa provocazione parte dalla sala dei Giganti dove si trovano delle sculture ricavate da antichi reperti che l'artista recuperò tra l'indifferenza delle autorità e che dipinse con vernice d'auto: un'altra denuncia della distruzione paesaggistica e culturale compiuta dal governo. Nelle altre sale si possono ammirare altre sculture raffiguranti un maiale mutante, un rospo gigante, due tangueri, oltre a quadri neri sull'inquinamento ambientale che affligge la Cina di oggi, e una riproduzione fedele dello stesso Ai Weiwei davanti al suo computer, fatta da uno dei suoi collaboratori, Li Zhanyang che, con Meng Huang, espone altre creazioni. "Sarà una primavera mantovana all'insegna della grande cultura", ha sottolineato il sindaco della città, Nicola Sodano, ricordando la mostra sulla follia in occasione di Expo 2015 e quella in corso alle vicine Fruttiere su un altro genio dell'arte contemporanea, Joan Mirò.

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